C’è una curiosa storia dietro AirPower, il tappetino wireless carica-tutto di Apple che non è mai stato commercializzato. Una storia che oggi si infarcisce di nuove informazioni che probabilmente fanno un po’ di chiarezza sul mistero che aleggia intorno al silenzio dietro il progetto e, successivamente, al definitivo abbandono di Apple.
L’azienda lo aveva presentato nel mese di settembre del 2017 al fianco di iPhone X, il telefono con cui si festeggiavano i dieci anni dal primo smartphone della Mela. Da quel momento è stata tutta un’attesa: sarebbe dovuto arrivare entro la fine di marzo dell’anno successivo, ma così non è stato. Alla WWDC 2018 di giugno non se ne è parlato, ma a luglio l’azienda ne brevettava il design facendo sperare che forse sarebbe arrivato in tempo per il lancio dei nuovi iPhone XS di settembre.
Invece, niente. La storia ce lo ricorda: non sarebbe arrivato neanche per Natale. Un anno esatto dopo l’annuncio, un anno carico di silenzi, le prime ipotesi: AirPower sarebbe troppo difficile da progettare. Nel frattempo Apple brevetta anche la tecnologia e si dà da fare nel cercare personale specializzato che possa lavorarci sopra. Quindi AirPower arriverà, si dicono tutti, e le indiscrezioni di quei giorni puntavano alla commercializzazione per gennaio 2019.
Invece, ancora niente. Apple fa sparire ogni suo riferimento dal sito ufficiale, e si comincia a sospettare il peggio. C’è chi pensava che fosse solo una rimozione temporanea e sperava nel lancio entro natale del 2019, anche perché nella beta di iOS 12.2 ne compare qualche traccia tra le righe di codice. Apple brevetta il pad antiscivolo e il nome. Quindi ormai ci siamo?
Niente affatto. Il 29 marzo 2019 è il giorno in cui Apple toglie le tende, tira fuori la pergamena e annuncia: non ci sarà nessun AirPower. «Dopo molti sforzi – dice il capo dell’hardware – abbiamo concluso che non siamo in grado di raggiungere i nostri consueti alti standard e quindi abbiamo cancellato il progetto. Ci scusiamo con quei clienti che ne stavano attendendo il lancio. Continuiamo a credere che il futuro [della ricarica] sia senza fili e siamo impegnati a spingere questo tipo di esperienza oltre gli attuali limiti». Ma è fortunatamente soltanto un “per ora”, un modo per dire: non aspettatelo più, poi quando risolviamo i problemi vi facciamo la sorpresa.
Perché lo scorso aprile si è scoperto che Apple ci stava lavorando ancora. Addirittura pensa di realizzarlo in diverse misure. Perché, il problema, è stato risolto. Già, ma qual’era questo problema?
Ce lo dice quello che dovrebbe essere il presunto prototipo mostrato in un video trapelato in rete nelle scorse ore. Ci sono 14 bobine per la ricarica wireless. Ben imballate, certo, disposti in modo tale che potessero ricaricare più dispositivi posizionati in qualsiasi punto della superficie. Ma ci sono davvero troppi componenti elettronici lì sotto – si vocifera – e alla fine AirPower si surriscaldava in maniera eccessiva. Non solo, tutta questa tecnologia sarebbe stata troppo costosa da produrre rispetto ad un qualsiasi altro caricatore wireless capace di ricaricare anche due o tre dispositivi insieme.
Sono passati tre anni dall’annuncio. Tre anni durante i quali Apple non si è fermata e la tecnologia è comunque progredita. Ci sono caricatori wireless, tipo il FreePower di Aira, che impiegano addirittura 18 bobine. Come dicevamo il problema sembra essere stato risolto, quindi a questo punto possiamo tornare a sperare. Accendiamo la domanda: AirPower arriverà a settembre?