Apple stringe le maglie sulle app che parlano di Coronavirus. Già qualche tempo fa aveva infatti già deciso di bloccare tutte le app sul Coronavirus che non fossero sviluppate da enti ufficiali, governativi o in qualche modo riconosciuti, come quella della Regione Lombardia, ma ora arriva anche una nuova stretta che prevede un forte inasprimento dei controlli per impedire il diffondersi di app inutili, pericolose o che in che qualche modo forniscono notizie false e infondate.
Cupertino per rendere chiaro che d’ora in avanti ci sarà un vero pugno di ferro e quindi che nessuno potrò lamentarsi del rifiuto del proprio lavoro, ha formalmente aggiornato le linee-guida che gli sviluppatori devono seguire per proporre sull’App Store app dedicate alla questione COVID-19 e, come è facile immaginare, le regole da seguire sono molto rigide.
Gli sviluppatori che propongono app per l’App Store devono essere “entità riconosciute” come organismi governativi, istituzioni (nel campo didattico o medico), possono essere organizzazioni non governative che si occupano di aspetti legati alla salute e aziende “ampiamente accreditate” nell’ambito della salute. Apple respingerà preventivamente qualsiasi app di intrattenimento/svago che ha come tema la COVID-19.
Apple invita inoltre gli sviluppatori a segnalare le app dedicate al coronavirus come urgenti, in modo da accelerare i controlli e la disponibilità sullo store. Governi, organizzazioni no-profit e le scuole accreditate che intendono rilasciare gratuitamente le loro app non devono pagare l’annuale abbonamento per sviluppatori.
Anche Google, riferisce il sito TechCrunch, sta tenendo sott’occhio le app dedicate alla questione coronavirus. Big G ha fatto sapere che le esistenti policy per il Play Store impediscono la pubblicazione di app strumentali e fuorvianti. L’approccio di Apple sembra ad ogni modo più netto e serioso, eliminando sul nascere il diffondersi di app pericolose, senza basi scientifiche, anche al costo di impedire la disribuzione a sviluppatori accreditati da anni.
Da settimane circolano online notizie false sul coronavirus, con suggerimenti assurdi, inutili e anche pericolosi. Il consiglio è di diffidare da audio e notizie che circolano su Facebook e WhatsApp. Anche testate famose sono incappate in informazioni false (esempio: lo studio sulla sopravvivenza e distanza che può coprire il virus, idiozie come quella di bere alcolici per disinfettarsi o la vitamina C che dovrebbe proteggere le persone a rischio). Orientarsi non è facile e, come sempre, prima di condividere qualsiasi cosa è meglio fermarsi, aspettare, riflettere, chiedersi se ha senso quello che si ha ricevuto, quali sono le fonti. Se nell’audio che riceviamo su WhatsApp parla un fantomatico medico, non è detto che ciò sia vero; imparate a cercare su Google associando ai termini della ricerca la parola “bufala” oppure “hoax” in inglese: esistono siti di debuking che, pazientemente, smascherano ciarlatanerie, bufale, affermazioni o notizie false, esagerate, antiscientifiche, dubbie o tendenziose.
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