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iPhone e Orange: ancora ostacoli

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Lo sbarco di iPhone sul suolo francese sembra dare ad Apple più grattacapi di quanto ci si potesse aspettare. Le problematiche di cui abbiamo dato notizia alcuni giorni perdurano ed Apple e Orange sembrano ancora distanti dal raggiungere un accordo sulla commercializzazione dell’iPhone.

L’aspetto più controverso verrebbe dalla già  citata legislazione francese che, all’articolo L122-1 del Code de la Consommation, stabilisce che “è proibito rifiutare a un consumatore la vendita di un prodotto o la prestazione di un servizio, senza motivo legittimo, e di subordinare la vendita di un prodotto o l’acquisto di una quantità  imposta o l’acquisto concomitante di un altro prodotto o di un altro servizio, così come di subordinare la prestazione di un servizio a quella di un altro servizio o all’acquisto di un prodotto.”

Tutto questo serve al legislatore francese per vietare la “vendita legata”, cioè un atto di vendita in cui l’acquisto di un prodotto o di un servizio è imperativamente legato all’acquisto di un bene o di un altro servizio.

Un esempio? “Se vuoi l’iPhone, sei costretto ad acquistare, oltre al telefono, anche il contratto con Orange”; questa è la linea che vorrebbe seguire Apple in Francia, linea simile a quella adottata in USA con AT&T, in UK con O2 e in Germania con T-Mobile.

In Francia, questa coercizione è vietata: la Mela sarebbe costretta a vendere anche una versione del suo telefonino “nuda e cruda”, senza blocco SIM e senza “liaison” nei confronti di Orange.

Un bel problema per Apple. L’esclusività  attraverso cui Cupertino intende vendere l’iPhone, abbinandolo ad un solo e unico operatore, è sempre accompagnata da un accordo per ricevere notevoli percentuali di introiti da tutti i contratti che i consumatori stipuleranno con l’operatore stesso.
L’operatore paga ad Apple l’esclusività  di poter essere l’unico a vendere l’iPhone in soldoni sonanti.

Viste le difficoltà  legislative francesi, si aprono diversi scenari possibili.

Il più probabile è quello che Apple decida sì di vendere in Francia una versione “open” dell’iPhone, ma ad un prezzo improponibile, ad esempio 1000-1200 euro. Una mossa di questo tipo farebbe rientrare nella legittimità  la strategia commerciale di Apple, che, a fianco dell’iPhone costosissimo, potrebbe proporre senza problema la formula “telefono+contratto”, ad una cifra più umana.

Più improbabili, invece, altri due scenari, cioè che Apple decida di fare marcia indietro e di iniziare a vendere gli iPhone senza abbinamento ad un contratto; oppure che faccia una marcia ancora “più indietro” e che cancelli la Francia dalla mappa commerciale.

Nel primo caso, la Francia diventerebbe lo snodo centrale per il commercio di iPhone “simfree”, visto che molti potenziali consumatori sognano un iPhone svincolato da un qualunque abbonamento. Un disastro per la politica commerciale di Cupertino.

Nel secondo caso, invece, le vendite previste per il cellulare non potrebbero beneficiare dell’apporto dei nostri cugini d’oltralpe, un mercato comunque significativo nel panorama europeo.

A dire il vero, conoscendo un impulsivo come Steve Jobs, non ci sarebbe nemmeno da stupirsi per un depennamento della Francia dalla strategia dell’iCeo, vista oltretutto la dichiarazione totalmente unilaterale dell’AD di Orange, Didier Lombard, sull’accordo Cupertino/Parigi, iniziativa che, conoscendo il carattere di Steve Jobs e le particolari modalità  con cui Apple opera nel campo del marketing, c’è da scommettere che non sarà  stata particolarmente apprezzata ai piani alti di Cupertino.

I mezzo a tutti questi problemi, i più beffati sarebbero sicuramente i francesi, che tuttora rischiano di non riuscire a mettere le mani sull’iPhone se non dopo Natale; defezione grave anche per le casse di Orange, che affronterebbe la stagione dei regali senza poter contare su un peso massimo come il dispositivo della Mela.

Tirando le somme, la situazione all’ombra della Tour Eiffel non sembra delle più chiare, sebbene venga da chiedersi per quali ragioni queste problematiche non siano state preventivamente discusse in sede di contratto e come mai vengano alla luce solo ora.

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