L’Italia potrebbe mette in crisi le strategie per l’espansione di iPhone. Questo quel che sostiene Toni Sacconaghi, un analista di Bernstein Research.
Sacconaghi elabora la sua tesi partendo dal modello di business adottato da Apple per commercializzare il telefono. I profitti per la Mela quando si tratta di iPhone non giungono tanto dalla vendita del terminale, quando dalla condivisione dei profitti con i carrier. Questo tipo di approccio, alla base dell’accordo con At&T e tutti i gestori di telefonia mobile europei, appare non facilmente applicabile, dice Sacconaghi, in tutti quei paesi dove il prepagato domina la scena. «Italia e Russia – dice l’analista – sono due nazioni dove le schede ricaricabili hanno un grande successo. In questi mercati Apple sarebbe costretta o a rinunciare a buona parte dei profitti che le derivano dalla gestione del servizio oppure a vendere iPhone ad un prezzo più alto per mantenere lo stesso profitto’.
Per questa ragione, dice ancora Sacconaghi, Apple potrebbe decidere di abbandonare, almeno inizialmente, l’idea di lanciare il telefono sui mercati dove dominano le ricaricabili e concentrarsi su questi paesi come Spagna, Australi e Taiwan dove sono molto più comuni postpagati (ovvero gli abbonamenti). In futuro, ma sempre nel corso del prossimo anno, iPhone potrebbe arrivare in Corea e in Giappone. Apple a questo punto avrebbe più di mezzo miliardo di possibili clienti, ma al di fuori di questa zona le sarebbe difficile trovare presa ed interesse da parte dei gestori di telefonia e dei clienti delle reti mobili.
Il risultato sarebbe non piacevole per il mercato di iPhone. Le citate Italia e Russia sono due dei paesi con un altissimo numero di contratti, ma anche altre nazioni escluse, sostiene ancora l’analista, ridurrebbero le vendite del telefono. Secondo Sacconaghi sarebbe quindi impossibile per Apple mantenere le previsioni di 10 milioni di iPhone venduti entro fine 2008 o almeno lo sarebbe senza rinunciare ad una parte dei profitti che le deriverebbero se le fosse possibile applicare l’attuale modello di business ovunque.
I problemi per Apple sarebbero tanto seri da indurre Sacconaghi a mantenere un basso profilo nelle previsione di profitto e nel target per AAPL. Apple entra a fare parte della lista delle società sotto osservazione da Bernstein Research ma solo come ‘Market Perform’, ovvero con un andamento simile a quello del mercato e non con trend superiore a quello della media di Wall Street, quale viene considerata da altri analisti.
‘Pensiamo che un investitore – scrive Sacconaghi – che compra Apple al prezzo attuale di mercato dia per scontato che nel 2008 venderà 10 milioni di iPhone senza sacrificare i margini di profitto, uno scenario che vediamo come improbabile’