Ancora una volta l’archeologia incontra la tecnologia e il risultato è sorprendente: migliaia di reperti del Museo Egizio di Torino sono stati digitalizzati e ora sono disponibili online per la consultazione. Un altro segno di attenzione del Museo Egizio di Torino nei confronti del digitale, confermato ancora una volta dopo la mostra Archeologia Invisibile e dopo il riconoscimento ottenuto per l’impegno nell’innovazione in ambito culturale.
Dal 27 settembre 2019 una raccolta di reperti digitalizzati della collezione torinese – tra le più significative a livello mondiale – comprendente 700 manoscritti completi (integri o riassemblati) e oltre 17mila frammenti, solo in parte esposti nel museo, si possono ora consultare sulla piattaforma open data “TPOP – Turin Papyrus Online Platform”.
Si tratta di un patrimonio straordinario e in larga parte non visibile né noto al pubblico – molti elementi sono conservati nel deposito del Museo – che ora diviene però fruibile approdando sul web grazie alla sua digitalizzazione: sulla piattaforma “TPOP – Turin Papyrus Online Platform”, è condivisa la collezione papirologica torinese, ora accessibile.
Un progetto interessante per gli appassionati, ma ancora di più per i ricercatori: la piattaforma sarà un canale privilegiato per lo studio, che sarà certamente apprezzato dalla comunità scientifica. La digitalizzazione, inoltre, garantirà una migliore conservazione e valorizzazione della collezione.
Il numero dei reperti disponibili online è in continua crescita: il progetto TPOP, infatti, avviato e sostenuto fortemente dal Museo, è sviluppato con un lavoro quotidiano e continuativo a cura dei ricercatori del Museo – e in particolare della responsabile della collezione papiri, Susanne Töpfer – e con l’apporto di una comunità accademica internazionale. Ecco perché il database è stato realizzato in lingua inglese, ma in futuro, e in particolare le traduzioni dei testi, saranno disponibili anche in altre lingue.
Tra le iniziative che vedono protagonista la collezione papiri vale la pena di citare inoltre il progetto internazionale “Crossing Boundaries” che, oltre al Museo, coinvolge le Università di Basilea e Liegi: tale programma, che ha l’obiettivo di approfondire lo studio dei papiri di epoca Ramesside (1292-1076 a.C. ca) del sito di Deir el-Medina presenti nella collezione torinese, ha garantito un sostegno economico al Museo che, in particolare, permette di impiegare un restauratore che si occupa della conservazione e del consolidamento dei papiri ramessidi.
Molti frammenti devono infatti essere puliti, distesi e stabilizzati per migliorare (o semplicemente permettere) la leggibilità e per consentire la loro riproduzione fotografica, e il successivo inserimento nel database digitale.
Progetti di innovazione digitale particolarmente significativi in ambito culturale si possono trovare in questa sezione dedicata alla cultura digitale di Macitynet.