Google ha sospeso le revisioni umane delle conversazioni registrate dal proprio assistente vocale. Sapevamo da anni che le registrazioni vocali venivano archiviate (e vi avevamo spiegato anche come cancellarle) ma è solo da poco che il grande pubblico ha realizzato che venissero trascritte e studiate da un team composto da persone in carne e ossa.
Appellandosi all’articolo 66 del regolamento generale sulla protezione dei dati (meglio noto con l’acronimo GDPR) con il quale viene ordinata l’interruzione del trattamento dei dati qualora si ritenga che esista «Urgente necessità di agire al fine di proteggere i diritti e le libertà degli interessati», l’autorità di protezione dei dati di Amburgo avrebbe richiesto a Google di sospendere immediatamente l’ascolto delle conversazioni fatte con l’assistente vocale.
Tuttavia il colosso delle ricerche dichiara di aver già sospeso le revisioni audio del suo servizio Google Assistant in tutta Europa già dallo scorso 10 luglio, quando appunto venne reso noto che le conversazioni venivano trascritte a mano e analizzate dal team di cui sopra. Anche l’Irish Data Protection Commission ha colto la palla al balzo per avviare delle indagini in merito «Effettivamente dal 10 luglio Google Ireland ha cessato tale raccolta di informazioni e si impegna a perseguire questa strategia per almeno tre mesi a partire da oggi (1 agosto). Nel frattempo, monitoreremo la questione».
A questo punto non è chiaro se Google ripristinerà l’ascolto e la trascrizione delle ricerche vocali degli utenti in Europa, magari trovando una scappatoia alle normative imposte dal GDPR che le consentirà di farlo in maniera lecita e libera dalla possibilità di avvio di eventuali reclami. Da Amburgo dicono di avere “dubbi significativi” sul fatto che Google Assistant rispetterà le normative UE sulla protezione dei dati.
In un post sul proprio blog l’azienda afferma che le query di Google Assistant sono «Una parte fondamentale del processo di costruzione delle proprie tecnologie vocali» e necessarie per la creazione e lo sviluppo di questo prodotto. Le registrazioni infatti consentirebbero ai sistemi di riconoscere sempre meglio gli accenti e i diversi dialetti delle varie lingue.
Secondo le indiscrezioni la società ora sarebbe in contatto con le autorità di protezione dei dati e starebbe valutando il modo in cui vengono effettuate le revisioni delle conversazioni audio «Vogliamo aiutare le persone a comprendere come vengono utilizzati i loro dati. D’altronde non associamo le clip audio ai relativi account e di tutte quelle esistenti ne elaboriamo solo lo 0,2%».
Il punto nodale della questione però è un altro. Il servizio, per come è concepito attualmente, può essere attivato anche per errore, raccogliendo accidentalmente i dati personali e privati delle persone che si trovano nelle vicinanze del dispositivo.
Secondo quanto dichiara un revisore olandese del servizio di Google che vuole restare anonimo, ascoltando circa 1.000 registrazioni sarebbe stato in grado di raccogliere abbastanza informazioni sulle persone citate nelle ricerche, scoprendo ad esempio diversi indirizzi, le condizioni mediche e alcuni dei problemi che li affliggevano.
Come dicevamo il regolamento del GDPR consente alle autorità interessate degli stati membri dell’UE di emettere ordini fino a tre mesi, quindi sono soltanto soluzioni-tampone con le quali si spera di poter rendere chiara la questione a tutte le parti coinvolte.
«L’uso di questi sistemi dev’essere trasparente. Gli utenti devono cioè dare il proprio consenso ed essere informati su quanto accade, pertanto devono conoscere non solo come vengono elaborati i comandi vocali ma anche con quale frequenza e sui rischi relativi ad una eventuale attivazione involontaria» dichiara Johannes Caspar, commissario di Amburgo per la protezione dei dati «Deve inoltre essere chiarito il funzionamento del sistema di analisi vocale tenendo debitamente conto della necessità di proteggere persone esterne che potrebbero essere incluse nelle registrazioni».
Se, a seguito di questa segnalazione, Google dovesse riabilitare l’archiviazione delle registrazioni senza aver chiarito i punti richiesti, il regolamento del GDPR può consentire alle autorità competenti di multare le società fino al 4% del loro fatturato annuale globale «Questo è solo l’inizio» afferma un esperto di legislazione europea sulla protezione dei dati «L’articolo 66 è piuttosto generico ed ha ancora molto da offrire».
Questo problema però non riguarda solo Google ma anche gli altri giganti del settore come Amazon (che a maggio ha aggiunto un’opzione per eliminare le registrazioni tra le proprie impostazioni) ed Apple che, giusto qualche giorno fa, ha sospeso l’ascolto campione delle registrazioni di Siri in tutto il mondo, anche se venivano effettuate mantenendo l’anonimato degli utenti (qui comunque vi abbiamo spiegato come fare per cancellarle manualmente).