L’arresto cardiaco improvviso è una situazione clinica che può verificarsi a causa di aritmie, quando il cuore batte a un ritmo così elevato da cominciare a vibrare e cessa di pompare il sangue al corpo e al cervello. Quando accade questo evento, chi è colpito dal problema non sempre ha la possibilità di chiamare qualcuno e chiedere aiuto.
Ricercatori dell’università di Washington hanno creato la proof-of-concept, una dimostrazione, di un’intelligenza artificiale (IA) in grado di individuare segnali sonori legati all’arresto cardiaco e agire di conseguenza. Il sistema è addestrato su chiamate campione al 911 (il numero unico di emergenza per molti paesi nordamericani), ascoltando segni rivelatori di problemi come il respiro affannoso e altri segnali d’allarme tipici che si verificano in seguito ad un attacco cardiaco. Il sistema è addestrato in modo da chiedere automaticamente aiuto a esperti di primo soccorso nelle vicinanze in grado di eseguire un massaggio cardiaco e chiamare i servizi di emergenza.
L’addestramento è stato ovviamente pensato tenendo conto di variabili quali voci e intonazioni diverse, in modo da evitare il più possibile i falsi positivi. I risultati ottenuti sinora appaiono accurati: l’IA ha erroneamente identificato la respirazione lo 0.22% delle volte o meno nel caso di “eventi” (chiamate) brevi ma è risultata impeccabile con eventi di almeno 10 secondi.
Non è solo una dimostrazione teorica, spiega Engadget: gli scienziati hanno creato lo spin-off “Sound Life Sciences” con l’obiettivo di commercializzare questa tecnologia.
Non la vedremo forse in Alexa o Google Assistant per le implicazioni di un simile sistema sul versante della privacy (la necessità di monitorare costantemente il modo di respirare dell’utente) ma non è qualcosa fuori dal campo delle possibilità future; in abbinamento ad altri sensori legati alla salute potrebbe essere un’interessante funzionalità per anziani e altri soggetti a rischio (es. persone che hanno già avuto un attacco cardiaco, soffrono di scompenso cardiaco, hanno un’anamnesi familiare di arresto cardiaco improvviso).