Ha fatto molto discutere la notizia secondo la quale Amazon disporrebbe di migliaia di lavoratori in tutto il mondo che ascoltano estratti delle conversazioni fra gli utenti e l’assistente virtuale Alexa, con l’obiettivo di migliorare continuamente la qualità delle risposte.
Bloomberg torna sulla questione dell’ascolto delle registrazioni vocali fatte dagli utenti mentre usano Alexa con gli speaker della famiglia Echo, spiegando che, non solo gli impiegati condividono con i colleghi, ascoltano e trascrivono parola per parola, ciò che ascoltano fornendo il risultato ad un software che analizza i flussi audio con l’obiettivo di migliorare le abilità dell’assistente, ma a quanto pare i dipendenti Amazon potrebbero, potenzialmente, essere in grado di conoscere l’indirizzo di casa dell’utente.
I dipendenti che lavorano per migliorare Amazon Alexa hanno hanno infatti accesso a dati relativi alla posizione e sarebbero in grado di individuare facilmente l’indirizzo dell’utente indicando le coordinate geografiche in qualunque software di mapping di terze parti. A evidenziare questo potenziale problema di privacy sono stati cinque dipendenti anonimi di Amazon, spiegando che si tratta di accesso ampiamente ingiustificato a dati degli utenti che consentirebbe di conoscere facilmente la posizione esatta dell’utente.
I redattori di Bloomberg hanno ottenuto la dimostrazione, da un membro del team Amazon che ha incollato le coordinate (latitudine e longitudine) in Google Maps, individuando subito l’indirizzo collegato all’utente ascoltato in quel momento. Non è chiaro quante persone in Amazon hanno accesso a questo sistema, ma secondo alcuni dipendenti dell’azienda di commercio elettronico statunitense, il numero di coloro che potenzialmente potrebbero avere accesso a questi dati sono la “maggior parte” di quelli che lavorano nell’Alexa Data Services group. Alcuni dipendenti che si occupano di Alexa sarebbero in grado non solo di ottenere l’indirizzo ma anche i numeri di telefono e i contatti delle persone che hanno scelto di condividere questi dati con l’azienda con il fine ultimo di migliorare le abilità dell’assistente. In ogni caso è bene precisare che fino a questo momento non c’è alcuna indicazione che i dipendenti Amazon possano avere in qualche modo sfruttato questa possibilità.
In una dichiarazione, un portavoce di Amazon ha spiegato che l’accesso agli strumenti interni è “altamente controllato”, consentito “solo a un numero limitato di dipendenti” che accedono a questi strumenti per addestrare e migliorare il servizio elaborando una cifra molto esigua di campioni di interazioni. “Le nostre policy vietano tassativamente ai dipendenti di accedere o usare dati dei clienti per qualsiasi altra ragione, e abbiamo una politica tolleranza zero per chi abusa dei nostri sistemi. Effettuiamo regolarmente controlli relativi all’accesso dei lavoratori a strumenti interni e limitano sempre l’accesso, per quanto possibile”.