Nuova applicazione rifiutata da iTunes store. Ma se per programmi come Pull My Finger o I’m Rich, le motivazioni fondate non mancavano, per Podcaster (l’applicazione “censurata”) sicuramente risulta un po’ più difficile giustificare la scelta di Apple.
In base a quanto si apprende dal blog dello sviluppatore, Cupertino avrebbe respinto la distribuzione di Podcaster non perché dannoso o comunque poco decoroso per l’immagine dello store, ma per il fatto che replica una delle funzioni di iTunes: scarica Podcast.
“Ho seguito tutte le linee guida di sviluppo – dice l’autore – eppure mi è stato negata la vendita su App Store con la motivazione che Podcaster fa quello che fa iTunes, ma in realtà non è così. iTunes scarica i Podcast sul computer, Podcaster scarica i Podcast direttamente su iPhone, usando il Wifi”.
La scelta di Apple che sembra in questo modo proteggere il suo mercato, anche a costo di impedire ai suoi clienti di avere funzioni che fanno cose che i suoi programmi non fanno, sta suscitando diverse proteste e sostanziali criticismi da parte dei commentatori. In particolare gli osservatori accusano la mancanza di linee guida precise e non ambigue su che cosa può e che cosa non può essere proposto su iTunes; in fondo, è la considerazione, gli sviluppatori lavorano per settimane per creare i loro programmi e hanno diritto di sapere prima di cominciare se il tempo impiegato porterà frutto oppure no, anche perché dopo un diniego non resta alcuna strada per vendere le loro applicazioni.
Un articolo pubblicato da Paul Kafasis sul blog di O’Really sembra superare questa considerazione e andare ancora meglio al cuore del problema, evidenziando come sia proprio l’incertezza piuttosto che una stretta regolamentazione a dare problemi. Uno sviluppatore potrebbe infatti tollerare l’idea di non essere autorizzato a creare un programma di un certo tipo, ma non sapere se quello che sta facendo sarà o meno approvato è in grado di mandare in cortociruito il sistema.