Intel ha già abbandonato Compute Card, il progetto che – nella visione del produttore di CPU, puntava a creare un sistema di computer modulari, permettendo agli utenti di aggiornare sistemi di pagamento nei punti vendita, desktop all-in-one, laptop e altri dispositivi ancora. L’idea era quella di un computer con ingombri simili alle carte di credito, minuscolo e semplice da sostituire in caso si necessità. Quando necessario, una nuova card avrebbe messo a disposizione una nuova CPU, memoria aggiuntiva, storage supplementare.
Un portavoce di Intel ha spiegato «Continuiamo a credere che il modular computing sia un mercato nel quale possono esserci varie opportunità». «In ogni caso, cerchiamo il modo migliore di affrontare questa opportunità, e abbiamo deciso di andare avanti e non sviluppare le Compute Card». «Continueremo a vendere e offrire supporto per le attuali Compute Card fino al 2019 assicurando supporto per le necessità dei clienti con le attuali soluzioni e siamo loro grati per la cooperazione su questo cambiamento”.
Presentando nel 2017 la piattaforma Computing Card, Intel evidenziava la modularità, spiegando che questa avrebbe permesso di accelerare l’ecosistema con “l’obiettivo di trasformare il modo in cui il computing e la connettività” che “potranno essere integrati e impiegati nei dispositivi del futuro”.
“I produttori di dispositivi”, spiegava Intel, “devono semplicemente prevedere uno slot standard per Compute Card nel proprio prodotto, e poi scegliere la soluzione più idonea alle loro esigenze di prestazione e prezzo. In questo modo si riducono i tempi e le risorse necessari per progettare e validare gli elementi di elaborazione e si accelera l’innovazione, introducendo l’intelligenza in una gamma sempre più ampia di dispositivi”. Purtroppo una lunga serie di promesse che rimarranno tali a causa dell’abbandono del progetto.
Tra i partner con i quali Intel aveva collaborato per i Compute Card troviamo alcuni dei principali costruttori di PC Windows tra cui Dell, HP, Lenovo e Sharp.