Brian Acton, il co-fondatore di WhatsApp (azienda venduta a Facebook nel febbraio del 2014), un anno addietro aveva invitato gli utenti a cancellarsi da Facebook dopo lo scandalo dei dati degli utenti sfruttati da Cambridge Analitica per sostenere l’elezione di Donald Trump in USA.
Acton ha ribadito quando affermato lo scorso anno parlando nel corso di un incontro con gli studenti del corso di Scienza Informatica della Stanford University insieme a Ellora Israni, ex dipendente di Facebook e fondatrice di She++.
La vendita di WhatsApp ha fatto diventare Acton milionario ma il suo sentimento negativo verso Facebook non è un mistero. A novembre del 2017 ha lasciato l’azienda di Mark Zuckerberg dopo tre anni in seguito al clima di tensione che si era creato per l’introduzione degli annunci pubblicitari sulla piattaforma di messaggistica, scelta verso la quale lui e l’altro cofondatore, Jan Koum, erano fermamente contrari (Koum – che faceva parte del consiglio di amministrazione – ha lasciato Facebook ad aprile dello scorso anno per divergenze di vedute con il resto della società in merito a questioni legate alla privacy degli utenti).
It is time. #deletefacebook
— Brian Acton (@brianacton) March 20, 2018
Durante l’incontro alla Stanford, Acton ha spiegato perché ha venduto Whatsapp a Facebook e perché se n’è andato, criticando la spinta a privilegiare la monetizzazione sulla privacy degli utenti. Ha parlato dei rapporti societari tra le aziende che si occupano di tecnologia, quali Apple e Facebook, e paesi come la Cina. La Casa di Cupertino, lamenta Acton, si è conformata alle richieste del governo cinese di memorizzare i dati degli utenti locali nel paese; decisioni come questa, a suo dire, sono fatte in modo arbitrario e imprevedibile.
Parlando della questione moderazione dei contenuti, Acton ha riferito che aziende quali Google, Apple e Twitter faticano a identificare discorsi di incitamento all’odio e quelli che non lo sono, prendendo di mira anche l’App Store (Apple che decise quale siano app “buone” e “non buone”) e Google (che decide quali siano siti “buoni” e “non buoni”), “Queste aziende non sono attrezzate per prendere tali decisioni”, ha detto Acton. “E noi diamo loro il potere. Questa è la parte peggiore. Compriamo i loro prodotti. Ci iscriviamo a questi siti web. Eliminate Facebook, va bene? “
A marzo dello scorso anno Acton aveva lanciato un laconico tweet seguito dall’hashtag #deletefacebook. L’ex consigliere di Facebook non ha mai digerito gli annunci mirati nella funzione Status di WhatsApp, considerata una rottura con nei confronti degli utenti. “La pubblicità mirata è ciò che mi rende infelice”, ha dichiarato tempo addietro Acton il cui motto su WhatsApp era “Niente pubblicità, niente giochi, niente trucchi”, un contrasto diretto con il social che ricava il 98% delle sue entrate dalla pubblicità.
Dopo l’uscita di scena dal social di Menlo Park, Acton ha investito 50 milioni di dollari nell’app Signal – rivale della sua ex-creatura WhatsApp. Si è dedicato alla filantropia devolvendo 1 miliardo di dollari per la prima infanzia e l’assistenza sanitaria nelle aree povere degli Stati Uniti.