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Il CEO di App Gratis: «Cacciati da App Store su basi incomprensibili»

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Un fulmine a ciel sereno, qualche cosa di inatteso e incomprensibile. Non usa queste parole Simon Dawlat, CEO di AppGratis, in un messaggio girato a molti siti Internet, tra cui il nostro, per spiegare le sue sensazioni di fronte alla decisione di Apple di rimuovere la sua app dal negozio on line, ma il senso di quando riportato nella lunga ed articolata presa di posizione, è questo.

La dichiarazione, pubblicata anche sul blog dell’azienda parigina, presenta tutti i vari passaggi che hanno condotto alla decisione di cancellare il programma dallo store, a cominciare dalle controversie sorte a fine 2012 ma poi risolte, su alcune delle modalità cui App Gratis si proponeva. In particolare il team di App Gratis, cui erano state contestate alcune violazioni dei commi che proibiscono la pubblicazione di applicazioni che si presentano come cloni di App Store e di app che sono solo siti Internet riprospettati in forma di programma, era stato in grado di dimostrare «con forza che AppGratis non aveva niente a che vedere con l’App Store, presentando anche con chiarezza la profondità, la complessità e l’utilità del nostro prodotto dal punto di vista tecnico, e anche l’importanza delle nostre raccomandazioni editoriali per gli utilizzatori».

Che le cose stessero andando bene e che nessuna nube si vedeva all’orizzonte, dice il CEO, era reso evidente dal fatto che «da allora, non soltanto Apple ha approvato la versione v3 per iPhone, ma ha approvato anche la nostra versione per iPad meno di una settimana fa. E poi Venerdì scorso, pochi giorni dopo l’approvazione da parte di Apple della nostra ultima versione per iPad, un nuovo membro del team di Apple, “R.” ha deciso di rimuovere le nostre app dall’App Store, sulla base dell’articolo 2,25 (il comma che impedisce di pubblicare applicazioni che riproducono l’esperienza di App Store NDR) e anche dell’articolo 5.6 che limita l’uso delle notifiche push, quando sono usate per mandare pubblicità o fare marketing. Una sorpresa per noi, dal momento che inviamo una sola notifica al giorno ai nostri utilizzatori, nella forma generica di un messaggio approvato dagli utilizzatori, che cita semplicemente che “L’offerta del giorno è disponibile”, e che è esattamente quello che Apple consiglia agli sviluppatori di utilizzare».

Dwalat inizialmente ha pensato di essersi imbattuto in un incidente di comunicazione interno. «Invece – aggiunge il CEO di App Gratis – lunedì “R.” non ha fatto altro che ripetermi che la nostra app era stata espulsa in virtù degli articoli 2.25 e 5.6. Gli ho chiesto come fosse possibile che il suo team cambiasse idea così repentinamente, più o meno staccando la spina a una società di 45 persone. Sembrava piuttosto distaccato in merito alla gravità della situazione e non era in grado di farmi sapere su quali basi precisamente fosse stata presa questa decisione».

Al momento App Gratis sembra essere incerta, come logico, su quel che succederà in concreto a fronte di una situazione che «lascia storditi. Apple ha preso la decisione di distruggere un simile prodotto che opera nel cuore del suo ecosistema ma siamo – dice Dawlat – più che mai convinti che stiamo agendo bene, e siamo sicuri di svolgere un’importante missione nel frammentato mondo della scoperta di app per questo non veniamo meno al nostro impegno; siamo ancora responsabili dell’applicazione quotidiana per oltre 12 milioni di utenti iOS nel mondo. A queste persone, che hanno ancora AppGratis sul proprio iPhone o iPad, dobbiamo ogni giorno una nuova applicazione offerta gratuitamente. Inoltre, dato che l’app non è momentaneamente disponibile, le iscrizione alla newsletter sono alle stelle».

Nell’attesa, c’è da scommetterlo viste le dimensioni dell’azienda e il denaro in gioco (13,5 milioni di euro l’investimento sul servizio di App Gratis) è certamente in atto un tentativo di far cambiare idea ai recensori del team di App Store, anche se a fronte del clamore suscitato da questa vicenda è del tutto improbabile che un semplice “R.” abbia preso in splendida solitudine, interpretando con licenza poetica i commi del contratto di sviluppo, la decisione di cacciare l’applicazione di Dawlat dal negozio on line. Probabile che il tentativo di cui sopra debba rivolgersi direttamente a Cupertino e non basterà citofonare alla portineria per parlare con un uscere.

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