A presentare appello contro gli aumenti dei diritti per autori e musicisti ci sono proprio tutti: Spotify, Amazon, Google e Pandora: spicca la grande assenza di Apple Music, il secondo più importante servizio di musica in streaming al mondo, alle spalle di Spotify.
Tutti i concorrenti di Apple Music si sono mossi all’unisono e hanno anche rilasciato un comunicato stampa congiunto «Il Copyright Royalty Board (CRB), in una decisione frazionata, ha recentemente emesso i tassi statutari meccanici statunitensi in un modo che solleva serie preoccupazioni procedurali e sostanziali: se lasciata invariata, la decisione del CRB danneggia sia i licenziatari che i proprietari del copyright. Pertanto chiediamo alla Corte d’Appello degli Stati Uniti affinché il circuito del Distretto di Columbia riesamini la decisione».
Più precisamente la richiesta di appello e il comunicato congiunti portano la firma di Spotify, Google e Pandora. Invece Amazon si è mossa da sola in modo separato, come rileva Variety, presentando però appello nello stesso giorno, quindi lasciando ipotizzare che anche il colosso dell’e-commerce sia associato alle altre società nell’operazione o, comunque, che sia a conoscenza dei piani in corso presso i servizi musicali concorrenti.
Come anticipato Apple Music è l’unico grande servizio di musica in streaming a non opporsi a un aumento dei pagamenti che spettano ad autori e musicisti per i cosiddetti tassi di royalty automatici. La dicitura si riferisce ai pagamenti dovuti ai detentori di diritti ogni volta che un loro brano viene riprodotto o distribuito, non solo su supporti fisici ma anche tramite vendite digitali e streaming. Il nodo cruciale sta proprio in quest’ultimo metodo di diffusione, l’unico in forte crescita dopo il calo delle vendite digitali, ma che ha complicato non poco il calcolo dei compensi. Da qui le numerose lamentele degli artisti e delle associazioni di settore che da anni accusano i colossi IT di aver contribuito a ridurre ancora di più un flusso di entrate già in calo da tempo.
Così non sorprende che l’astensione di Apple dalle manovre in corso sia stata molto apprezzata dall’associazione nazionale degli editori musicali «Ringraziamo Apple Music per aver accettato la decisione del CRB e continuare a essere un’amica dei cantautori» ha dichiarato David Israelite, presidente e CEO di National Music ublisher’s Association. «Mentre Spotify e Amazon sicuramente sperano che questo sirisolva in una tranquilla corte d’appello, tutti i cantautori e tutti i fan della musica dovrebbero alzarsi in piedi e prendere atto: combatteremo con ogni risorsa disponibile per proteggere la decisione del CRB».