Era uno Steve Jobs particolarmente magro e sofferente quello che tre anni fa presentò l’iPad ai giornalisti. L’evento era stato organizzato allo Yerba Buena Theatre, il centro per le arti (durante l’anno si tengono balletti, concerti, recite) e nell’edificio appena accanto, sul “cocuzzolo” del giardino nel cuore di San Francisco che fa da copertura alla struttura del centro congressi Moscone Nord, era stata poi organizzata una rapida esposizione degli apparecchi.
Il primo iPad, visto con gli occhi di oggi, era abbastanza primordiale. Design più bombato, schermi a bassa densità, bordi “importanti” sul lato lungo della cornice dello schermo. Steve Jobs aveva fatto portare una poltrona nera sul palcoscenico, sia per mostrare l’usabilità della tavoletta in posizione “relax”, sia per dare sollievo all’affaticato Jobs. La presentazione fu un successo clamoroso. Solo tre anni prima, nel 2007, Apple aveva rivoluzionato il mondo della telefonia con la presentazione dell’iPhone. Sembrava che niente potesse superare il telefono della Mela, ribattezzato da alcuni giornalisti italiani “melafonino”. E invece l’iPad ebbe questa sorte.
Oggi sembra abbastanza scontato che i tablet siano parte della nostra vita. In un articolo della stampa anglosassone si racconta come l’iPad abbia trasformato la vita a Londra. Nella capitale britannica le tavolette vengono usate ogni giorno da centinaia di migliaia di persone per le attività più disparate. Dai cuochi ai professionisti, dagli autisti alle guide turistiche. È quasi impossibile per il vostro cronista raccontare quante volte e in quanti modi l’iPad abbia preso piede e sia diventato uno strumento spettacolare, utilizzato ogni giorno nelle situazioni più differenti.
Un monumentale testamento alla Apple di Steve Jobs e al suo desiderio di lanciare un apparecchio che avrebbe trasformato per sempre il modo in cui concepiamo l’informatica personale. Un’informatica che Jobs aveva praticamente creato (assieme all’amico-nemico Bill Gates) trent’anni prima e che adesso ha potuto cambiare un’ultima volta, prima di morire. Un mondo nuovo e particolarmente interessante per chi si trova a viverlo adesso.
I tablet in generale e anche l’iPad hanno limiti per quanto riguarda le modalità di uso. Non sono “PC senza tastiera”. L’interfaccia è diversa, gli usi sono parzialmente diversi. Però, a fronte delle limitazioni rispetto alla tradizionale macchina informatica generalista, sono molto più flessibili e usabili in contesti differenti. E aprono la strada a un mondo nuovo di possibilità. Steve Jobs li aveva paragonati alle moderne automobili che seguirono la breve era dei furgonati (i “truck” in angloamericano) all’inizio del 900. Un paragone particolarmente felice, così come l’espressione “post-PC device!, apparecchi post-PC.
Tre anni fa siamo entrati nell’epoca del futuro: abbiamo incontrato una tecnologia rivoluzionaria che fa da spartiacque. C’è un prima dell’iPad e un dopo. Noi adesso viviamo nel dopo. In soli tre anni l’iPad ha preso piede, è diventato uno standard, ha generato un intero mercato di utilizzatori, di usi e di imitatori. Con l’iPad Apple ha segnato chiaramente una direzione e ha offerto delle possibilità di utilizzo che prima erano impossibili.
L’evoluzione della tecnologia trasformerà ulteriormente iPad (e i suoi cloni) ma quel giorno di tre anni fa, a San Francisco, è cominciata una nuova era, quella in cui viviamo adesso.