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Google e Amazon vogliono conoscere troppe informazioni non dovute dai dispositivi smart

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Quando un utente utilizza Assistente Google e Amazon Alexa pensa di fornire le relative informazioni d’uso dei dispositivi smart alle due società ma l’interazione non si limita all’uso diretto: alle due società questo non basta e richiedono ai produttori di poter acquisire informazioni continue sullo stato delle periferiche.

Gli utenti più avveduti sono in grado di capire questo tipo di relazione e quanto della loro attività venga “relazionata” agli assistenti vocali ma c’è una coscienza generale del livello di privacy e, sopratutto i produttori di hardware sono d’accordo sul fornire tutti ma proprio tutti i dati di interazione con un propri dispositivi, anche quelli che non riguardano direttamente l’uso dei controlli vocali?

Mentre gran parte delle aziende sembrano vedere una opportunità di crescita con la compatibilità dichiarata con gli smart speaker, una piccola crepa si è aperta con le preoccupazioni espresse da Logitech che vede nell’intromissione dei due sistemi un sistema di controllo non solo delle abitudini degli utenti ma anche dell’uso dei propri prodotti da parte di aziende che domani e dopodomani potrebbero sfruttarle in veste di concorrenti.

I due colossi infatti, riporta Bloomberg, hanno richiesto ad aziende come Logitech stessa e altri produttori di hardware smart di fornire dati sull’intera gamma di funzionamento dei propri prodotti, oltre a quelli strettamente necessari per i comandi vocali: ad esempio se un telecomando Logitech Harmony viene utilizzato per cambiare canale con la voce due volte in un giorno Amazon e Google vogliono conoscere anche quando l’operazione viene effettuata direttamente dai tasti del telecomando o quali canali vengono selezionati.

Le due aziende riferiscono di aver bisogno di tali informazioni per fornire una risposta più rapida ai comandi vocali impartiti dagli utenti, oltre che per mostrare informazioni sempre aggiornate sui display dei dispositivi intelligenti.

Google e Amazon chiedono di acquisire informazioni continue dai dispositivi smart

Ovviamente, sottolinea il rapporto di Bloomberg, c’è una forte preoccupazione che la fornitura costante di dati potrebbe  essere utilizzata per captare le abitudini degli utenti anche aldilà di quanto gli utenti pensano di comunicare ai due giganti del web: in altre parole, Google e Amazon possono (e vogliono in molti casi) sapere quando uscite per andare a lavoro, quando andate a letto, e quando state guardando la TV, quali canali state guardando, come utilizzate il sistema di allarme, il campanello, le telecamere e tutti i servizi utilizzati su dispositivi di produttori terzi anche se non passano “direttamente” dai server dei fornitori di controllo vocale.

“Condividere il più possibile solo per la ricerca della massima condivisione non è mai una buona cosa, probabilmente” ha dichiarato a Bloomberg Ian Crowe, senior director di Logitech International. “Dovremmo avere una buona ragione per farlo e i nostri utenti dovrebbero essere d’accordo che è una ragione valida” prima di condividere i propri dati.

Logitech ha cercato di soddisfare le richieste di Amazon e Google a mezza via: puttosto che riportare con continuità agli smart speaker cosa faccia ogni singolo dispositivo collegato al telecomando Harmony Remote, viene inviato un rapporto con ampie descrizioni specificando che un utente sta generalmente guardando la tv piuttosto che passare le informazioni sulla scelta del canale.

“Ci sono preoccupazioni rilevanti su quanto il sistema può conoscere” afferma Crowe che ha avuto dei colloqui con risultati non meglio precisati sulla questione con Amazon e Google mentre altri due produttori di dispositivi smart (che Bloomberg riporta come anonimi) hanno riportato che colloqui con i due giganti su eventuali concessioni nella limitazione dell’accesso continuo ai dati delle periferiche non hanno dato risultati positivi.

Google ha rifiutato di commentare e definire in che modo utilizza i dati captati dai dispositivi smart, mentre Amazon ha dichiarato di non utilizzare tali informazioni per fini pubblicitari o per venderli a terzi.

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