Western Digital ha annunciato di essere riuscita a fare notevoli passi avanti nelle nanotecnologie grazie ai quali sarà possibile raddoppiare le capacità di storage dei tradizionali dischi rigidi. La scoperta è stata fatta dai HGST Labs, società ora nelle mani di WD: sfruttando una tecnica denominata nanolitografia, è possibile stampare dei pattern sulla sottile pellicola dei piatti del disco rigido dove sono memorizzati i dati. Il procedimento permette di superare alcune delle sfide insite nella fotolitografia, processo usato nella fabbricazione di circuiti microelettronici per, tra le altre cose, depositare chimicamente materiale fotosensibile.
Senza entrare troppo in tecnicismi, il meccanismo permette di raddoppiare la densità dei dischi odierni, creando pattern con “isole magnetiche” che appaiono come piccoli punti nelle circa 100.000 tracce necessarie alla creazione di un HD. I pattern sono composti da un trilione di punti per pollice quadrato e sono stati creati utilizzando nanotecnologie che sfruttano l’auto-assemblaggio molecolare. Su ogni punto è possibile memorizzare un singolo bit di dati. Per le isole magnetiche, HGST ha usato nanotecnologie che hanno consentito la creazione di pattern con strutture più piccole di 10 nanometri , nell’ordine di grandezza di soli 50 atomi di diametro. HGST afferma di essere la prima società ad avere sfruttato in questo settore l’auto-assemblaggio molecolare e ritiene che la tecnica in questione sarà diffusamente usata sui dischi magnetici che vedremo prima della fine del decennio.
[A cura di Mauro Notarianni]