Apple e il suo distributore regionale hanno 60 giorni di tempo per cambiare le proprie pratiche commerciali in Egitto. Questo perché l’Autorità Garante della Concorrenza egiziana, secondo un nuovo decreto governativo, ha imposto ad Apple un ultimatum: violerebbe il principio di leale concorrenza, pertanto dovrà rimediare.
Secondo le nuove norme del paese, Apple violerebbe la concorrenza e se le cose non dovessero cambiare potrebbe vedersi bloccare le vendite tramite distributori locali egiziani. In particolare, l’Autorità garante della concorrenza ritiene che, nonostante le imprese abbiano il diritto di vendere in ciascuna regione del paese, il mercato egiziano sembra essere stato effettivamente isolato dal resto del Medio Oriente, causando impennate per i prezzi locali.
L’Autorità Garante della Concorrenza egiziana ha un ruolo simile a quello della Federal Trade Commission negli Stati Uniti, che sovrintende anche le questioni antitrust, come ad esempio le controversie relative a Qualcomm.
Ad ogni modo, l’attuale distribuzione di prodotti Apple nel Paese fa sì che i prezzi di iPhone in Egitto siano più alti fino al 50 per cento rispetto ad altre nazioni del Medio Oriente. Bloomberg ha notato, ad esempio, che un iPhone XS Max da 512 GB costa 1.306 dollari negli Emirati Arabi Uniti, mentre arriva a costare 1.983 dollari in Egitto. Il prezzo standard negli Stati Uniti è di 1.449 dollari.
Non è la prima volta che Apple si trova ad affrontare problematiche legate alla concorrenza; in Giappone, ad esempio, la multinazionale è stata accusata di minare una piattaforma di gioco di Yahoo, mentre negli Stati Uniti sta affrontando una battaglia sulla possibilità che App Store costituisca un vero e proprio monopolio.