Addio CEBIT e grazie per 33 anni di business e, ora possiamo dirlo, anche di storia dell’informatica. L’esplosione del settore con gli home computer, poi il personal computer fino agli anni del boom di Internet e ancora oltre sono stati tutti rappresentati al CEBIT, mnifestazione a cui la redazione di Macitynet ha partecipato a lungo con i suoi inviati.
Quella che per diversi anni è stata non solo la fiera di Information Technology più importante in Europa ma anche una delle principali nel mondo, è nata nel 1970, come una sezione della Fiera di Hannover, a sua volta la più grande al mondo dedicata all’industria.
La crescita esplosiva dei computer, dell’universo di accessori e periferiche per PC, componenti, ma anche hardware, software e servizi è andata di pari passo con la crescita delle dimensioni e dell’importanza del CEBIT.
Chi ha vitato il CEBIT almeno una volta sa di cosa stiamo parlando: una fiera immensa, quasi sterminata, costituita da decine e decine di padiglioni a loro volta immensi, zeppi di stand di società. Una giungla di corridoi tra cui era difficile districarsi per correre da un appuntamento all’altro.
Negli anni del suo culmine il CEBIT è arrivato a ricoprire 450.000 metri quadrati, ospitando poco meno di mezzo milione di visitatori, la stragrande maggioranza addetti ai lavori. Chi scrive ricorda infinite corse tra padiglioni e stand, una fiera che si svolgeva nella fredda primavera della Germania del Nord che, un anno sì e uno no, sorprendeva con una nevicata che immancabilmente coglieva impreparati i numerosi inviati italiani presenti con scarpe e vestiti troppo leggeri.
Imperdibili le feste negli stand che ogni sera, dopo la chiusura dell’orario ufficiale, si tenevano in numerosi stand sparsi in questa fiera sterminata, con rientri notturni a orari da cenerentola, ma decisamente proibitivi per le maratone di quelle infinite giornate di lavoro.
Il CEBIT è ufficialmente morto martedì 27 novembre con le dimissioni di Oliver Frese, membro del consiglio di amministrazione di Deutsche Messe e responsabile del CEBIT. Dimissioni che arrivano dopo diversi anni di crisi, con prenotazioni di stand sempre in calo, così come il numero di visitatori e addetti ai lavori in costante diminuzione. Il mondo e il mercato IT si sono spostati in direzione opposta rispetto alla filosofia del CEBIT, una crisi che ha già colpito negli scorsi anni le fiere generaliste di information tecnology e che ora ha decretato la fine di una delle sue massime espressioni.
I rimanenti stand, gli appuntamenti e gli incontri del CEBIT tornano all’interno della Hannover Messe: ancora una volta la fine sogmilia tanto all’inizio. Negli anni della crescita e del boom CEBIT è nata separandosi dalla Fiera di Hannover, ora nel pieno della crisi e con la sua scomparsa rientra nel suo grembo. La fine del CEBIT richiama alla memoria la fine dell’amatissimo MacWorld di San Francisco, la profonda trasformazione avvenuta a SMAU di Milano: ma nell’IT non c’è tempo per il cordoglio. Tutti si stanno già preparando per il CES di Las Vegas nei primi giorni di gennaio e poi ancora tutti in aereo per il Mobile World Congress di Barcellona.