Negli Stati Uniti il bando contro Huawei è in vigore da tempo, ora però secondo il Wall Street Journal gli USA hanno avviato quella che viene definita una «straordinaria campagna di sensibilizzazione» consigliando all’Italia e altri paesi alleati di fare altrettanto.
Funzionari statunitensi incontrano loro controparti governative, ma anche dirigenti delle principali compagnie di comunicazioni, nei paesi alleati in cui sono ampiamente utilizzati smartphone ma soprattutto dispositivi di rete Huawei. Nei colloqui gli ufficiali statunitensi evidenziano i rischi di sicurezza informatica derivanti dall’impiego di dispositivi e infrastrutture di rete prodotti da società cinesi, in particolare Huawei e ZTE, due marchi già boicottati in USA.
Il timore parte dallo stretto legame tra Huawei, ZTE e altri costruttori cinesi con il governo della Cina, che potrebbe obbligare le società ad operazioni di spionaggio o attacchi informatici di altro tipo, proprio a partire dalle infrastrutture di rete, dispositivi e smartphone venduti in buona parte del mondo.
I rischi di sicurezza informatica sono considerati più elevati nei paesi alleati degli USA in cui sono presenti basi militari statunitensi: pur impiegando reti e strutture dedicate, gran parte delle comunicazioni e dei dati transitano infatti su reti commerciali, dove i dispositivi Huawei sono largamente impiegati.
La campagna di sensibilizzazione USA contro Huawei in Italia non è l’unica: vengono citate operazioni simili anche in Germania e Giappone. Pur non potendo operare in USA Huawei è il primo costruttore al mondo nei dispositivi di rete con il 22% del mercato globale, seguito da Nokia con il 13%, Ericsson all’11% e ZTE quarto con il 10% del mercato.
Nei paesi in cui la multinazionale cinese opera, Huawei è riconosciuto come un costruttore di dispositivi di qualità elevata, tecnologicamente avanzati, affidabili e con prezzi ragionevoli, ragioni che hanno portato al suo grande successo come fornitore di dispositivi e infrastrutture per reti di telecomunicazioni cablate e wireless.
Non solo: secondo alcuni dirigenti di telecom riportati dalla testata finanziaria USA, i dispositivi e la tecnologia Huawei sono al momento praticamente gli unici già pronti per il passaggio alle reti 5G. Quindi il loro boicottaggio potrebbe compromettere uno degli sviluppi più importanti degli ultimi anni.
Per questa ragione oltre al suggerimento degli USA contro Huawei, dagli ufficiali federali arriverebbe anche una proposta commerciale e finanziaria. Gli Stati Uniti metterebbero infatti a disposizione fondi e aiuti per sovvenzionare l’acquisto di dispositivi di rete ai paesi alleati, ma solo a quelli che decideranno di non acquistare prodotti Huawei.
Ricordiamo che Huawei ha già scalzato Apple ed è diventato il secondo costruttore al mondo di smartphone alle spalle di Samsung, posizione detenuta anche in Europa, con numeri consistenti nel nostro Paese.
Se il governo italiano dovesse condividere le posizioni di quello americano per Huawei sarebbe un problema molto spinoso da affrontare, visto che l’Italia è uno dei loro principali mercati non tanto e non solo nel consumer quanto nel settore business, nell’ambito governativo e nelle forniture agli operatori mobili. Nelle ore seguenti la diffusione del report è arrivata anche la risposta ufficiale di Huawei, riportata dal Corriere.it. La società si dichiara «Sorpresa dai comportamenti del governo americano» che «Vanno oltre la loro giurisdizione».
La multinazionale cinese dichiara di essere presente in 170 paesi nel mondo «Serviamo 46 dei primi 50 operatori mondiali, aziende di Fortune 500 e centinaia di milioni di consumatori. Ci scelgono perché si fidano pienamente».