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Il grande sermone dello Youtuber che spacca tutto

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Qualche tempo fa andava di moda “Will it blend?”, una serie di video su YouTube dove un attempato ricercatore, con tanto di camice e occhialoni, infilava per conto di una azienda americana produttrice di frullatori i gadget elettronici di tutti i tipi dentro un blender con lame corazzate, che li tritava senza pietà. Record di contatti, effetto sensazione: chi non si stupirebbe vedendo tritare un iPhone sino a produrre la mini-nube tossica dei suoi componenti interni definitivamente frullati?

Oggi invece si va oltre: i prodotti si graffiano, si rigano e infine si spaccano a mani nude, con abbondanza di rumori sgradevoli in 4K. È toccato adesso agli ultimissimi iPad Pro 11. Épater les bourgeois: tutto per stupire i borghesi, avrebbero detto Charles Baudelaire e Arthur Rimbaud. Qui su Macitynet avevamo segnalato il video realizzato dall’ultimo (in ordine di tempo, ovviamente) “vandalo” della tecnologia: JarryRigEverything. Alla base c’è ovviamente il prodotto Apple da mettere in croce, moderna icona messianica della tecnologia che attira i contatti come un sermone che si leva dal deserto della rete. E poi?

Will It Blend
Will It Blend nel 2010 frullò un iPad

I soldi buttati che tornano moltiplicati

Il copione naturalmente è sempre quello: prendere un oggetto del desiderio e sfasciarlo. C’è un piacere iconoclasta nel veder distruggere un apparecchio che moltissimi sognano ma semplicemente non possono permettersi (o se lo comprano poi lo tengono come l’effige della Madonna durante la processione, per paura che si rompa).

L’effetto speciale però comincia nella parte sensoriale, rettiliana della mente dell’utonto, che si stupisce e tremante di emozione chiede: “Ma stanno buttando via un monte di soldi! Come faranno?”. Già come faranno? In realtà bastano uno sponsor (in questo caso un produttore di cover per iPad Pro) e una milionata di contatti su YouTube per pagarsi il mutuo e anche molte bollette per parecchi mesi, non abbiate paura.

L’iconoclasta di turno i suoi conti li ha fatti e spacca tutto con un budget e precisi obiettivi di mercato. E del resto JerryRigEverything (che poi dietro ha una persona reale: al secolo Zack Nelson) è divenuto tanto popolare al punto da avere prodotti brandizzati su Amazon, dove vengono venduti da una azienda che produce attrezzi da lavoro.

Non finisce qui. Infatti, quel che è interessante è quello che cosa passa sotto e accanto alla manifestazione di fastidioso furore del vandalo. Proviamo a vederlo assieme: ci sono varie cose che parliamo di lui, di loro ma anche di noi.

Innanzitutto, direbbero i semiotici della comunicazione, c’è una componente di informazione in questi video, e in questo in particolare che avevamo linkato, che non si esaurisce nel semplice atto distruttivo. C’è invece un discorso più complesso sulle competenze sia di chi recensisce che del pubblico che ne fruisce.

Lo youtuber che sa come fare

C’è la retorica espositiva, che rivela una progettualità tutt’altro che naïf e casuale. Lo youtuber di turno non è lì per caso: è invece figlio di un processo di selezione basato sulla producibilità dei suoi video. Nel senso che il traguardo del milione torturando i gadget non arriva per un talento video incontenibile (il “genio”) ma attraverso una competenza sul mezzo video, sui linguaggi e soprattutto una strategia che pianifica attentamente sia il video che le sue conseguenze.

Insomma, chi si è messo là a fare a pezzetti l’iPad Pro 11, in questo caso, ne sa e anche parecchio sia di come si progetta un video che di come si presenta, si realizza, si produce e si distribuisce, fino alla parte economico-amministrativa di gestire sponsor e click retribuiti da Google, e di social media.

iPad Pro piegato in due, torturato e distrutto, ma non è bendgate

Se andate a vedere in questo caso la spiegazione sotto il video su YouTube di “JerryRigEverything” (2,8 milioni di iscritti sul suo canale, questo video in particolare finora ha superato i 2.3 milioni di visualizzazioni) c’è tutto quel che serve: introduzione, link ai social, cross-selling con altre campagne e attività in rete, disclaimer casomai qualcuno provasse a emularlo e si facesse male. Il solitario Jerry che da casa sua rompe tutto è in realtà una piccola azienda con dipendenti e strategie commerciali che pianifica, non va avanti a casaccio.

Spacca quel che conta, spacca con competenza

Ma non è questa la cosa veramente interessante. C’è di più. Dietro c’è, infatti, il senso di una performance simile. Ovviamente serve ad attirare contatti, siamo tutti d’accordo. Questo è lo scopo diciamo così esplicito ed “economico” del video: far fare soldi a Jerry sfruttando l’immagine di Apple, perché se avesse spaccato un portarotoli di carta igienica dell’Ikea non sarebbe andato molto lontano in termini di contatti.

Invece, dal punto di vista comunicativo, come accennavo sopra, c’è un altro contenuto. C’è una esplicitazione delle competenze del pubblico, ad esempio. Qui infatti viene erogata un po’ di informazione, di “news”, per chi segue: si mostra chiaramente cosa vuol dire la resistenza strutturale di un prodotto e qual è, secondo Jerry, il prezzo da pagare per seguire una strategia di design come quella di Apple che vede i prodotti sempre più sottili: una “patata avvolta nell’alluminio” priva di un vero e proprio telaio, con numerosi punti deboli sulla scocca di alluminio (i fori dei microfoni e l’entrata della Usb Tipo C) che si piega come niente se uno ci mette un bel po’ di forza.

Questo insieme di competenze di Jerry, cioè la conoscenza della durezza dei vari materiali, della loro resistenza, delle caratteristiche strutturali di un oggetto, della presenza di magneti e acidi nelle batterie, viene illustrato bene al pubblico.

Zack Nelson
Zack Nelson, l’ideatore di JerryRigEverything

Sono tutti ladri

Viene illustrato cioè senza far fare alcuna fatica cognitiva a chi guarda. Le persone, dice questo video, sono sempre più ignoranti, e al contenuto informativo possono arrivare in maniera esclusivamente subliminale, solo a fronte di un costante intrattenimento che le attragga. Altrimenti non si spiega perché dare una dimostrazione così cruenta e spettacolarizzata sostanzialmente per dare due pezzetti di informazione (il modo con cui è stato progettato iPad Pro 11 e la sua resistenza strutturale) a quelli che sono considerati da Jerry né più né meno che degli “utonti”, degli utenti-tonti.

Quale altra stima può avere del suo pubblico un autore che decide di spettacolarizzare in maniera svincolata da qualsiasi senso comune o abbozzo di ragionamento logico e scientifico? Perché un approccio del genere, se lo volessimo verbalizzare in una finto frase del buon Jerry, suonerebbe così: “Apple, tu progetti apparecchi sempre più sottili e per farlo togli un elemento sostanziale della buona vecchia ingegneria, cioè un telaio portante strutturato, con il risultato che i prodotti si rompono più facilmente. Questo io, che mi chiamo Jerry e di mestiere rompo tutto, l’ho capito bene. Apple brutta e cattiva, a me non me la fai, e neanche al mio pubblico, che adesso ha ben capito il tuo sporco trucco per avere i nostri soldi dandoci in cambio prodotti fatti male”. Se volessimo parafrasare un modo di dire in circolazione alle nostre latitudini e che rende l’idea, qui ci starebbe bene un “sono tutti ladri”

La spettacolarizzazione svincolata dalla realtà di un ragionamento logico/scientifico uccide il senso comune e porta in una sola direzione. La teoria del complotto. È quella la direzione verso la quale si va: pubblici sempre più addomesticati da saltimbanco e circensi, che “vedono” e quindi “credono”. Ovviamente il ragionamento non sta in piedi. Il tipo di pressione esercitato è fuori scala rispetto agli usi dell’apparecchio. È come prendere a martellate un orologio subacqueo e poi lamentarsi che si è rotto. Oppure, se volete fare un esperimento: prendete una Mercedes S e saltate a pie’ pari sul suo cofano o sul tetto e vedete poi come si piega. Allora i tedeschi congiurano contro noi poveri automobilisti italiani per darci apparecchi deboli e incapaci di reggere al salto di un adulto sul loro tettuccio?

Il grande complotto

Il salto logico è già stato fatto, il territorio non è più né razionale né ragionevole. Qualsiasi fenomeno, purché visibile, ha una spiegazione semplice, anche se la realtà è complessa. E il nesso di causa ed effetto non solo è esplicito, ma anche sempre e solo complottistico.

In questi giorni negli Stati Uniti la California è devastata da incendi che stanno bruciando aree relativamente ampie (in realtà molto, molto meno di quanto non bruci d’estate o ad esempio da noi, in Sardegna e Toscana durante certi agosti particolarmente aridi), carbonizzando purtroppo anche un paio di cittadine. Ebbene, scrive Gizmodo, ci sono in rete quelli dicono che sia il Governo americano a provocarli, usando armi a raggi super-segrete (tecnologie nella realtà non disponibili se non sperimentalmente in laboratorio e con potenze molto diverse da quelle necessarie) con l’obiettivo non di speculare sulla terra (questa almeno sarebbe una spiegazione logica, come ben sappiamo dalle nostre parti per molti incendi selvaggi e dannosi per aree tutelate) ma per far fuori gli oppositori tecnologici del regime.

incendi in california

Meno male però, sostengono in rete quelli che praticano queste teorie, che c’è SuperDonald che sta lottando dalla Casa Bianca per aver ragione di queste mega-corporazioni e apparati tecno-militari-istituzionali che congiurano contro il popolo americano. Meno male.

Ora, qui volutamente si esagera per cercare di chiarire meglio il punto del ragionamento. È il ragionamento per idealtipi (tipi ideali) del sociologo Max Weber. Lui la spiegava così: «Il tipo ideale rappresenta un quadro concettuale il quale non è la realtà storica, e neppure la realtà ‘vera e propria’, ma tuttavia serve né più né meno come schema in cui la realtà deve essere sussunta come esempio; esso ha il significato di un puro concetto-limite ideale, a cui la realtà deve essere misurata e comparata, al fine di illustrare determinati elementi significativi del suo contenuto empirico». Ma vale due volte.

Da un lato infatti dimostra che il nostro amico “Jerry” che spacca a mani nude la patata avvolta nell’alluminio in realtà bara e prende in giro i suoi ascoltatori creduloni. Se poggiasse un piede nudo su una scatola da scarpe e la sfondasse avrebbe la stessa levatura per dire che “la scatola da scarpe non regge neanche il peso di un piede senza scarpa”. Dall’altro lato però serve anche a dire che esiste un modo di ragionare per punti estremi, per idealtipi, e che questo non è decisamente il metodo scelto consciamente e neanche inconsciamente dal nostro Jerry.

A furia di perpetrare questo tipo di cavolate spettacolarizzate e costruite attorno a ragionamenti a pera che costruiscono nessi logici di causa ed effetto dove non ce ne sono, il cervello di chi segue si rammollisce e le teorie del complotto cominciano a sembrare una strada ragionevole per spiegare eventi visivi e visibili in modo facile e immediato, ma che susciti emozioni forti, di stupore e indignazione.

Resta da chiedersi: ma se mi cade per terra il bicchiere di vetro che ho in mano adesso e si rompe, vuol dire che c’è una congiura dei produttori di bicchieri di vetro della quale sono vittima?

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