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La truffa degli iPhone rotti è costata miliardi ad Apple in Cina

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Negli ultimi quattro anni Apple sarebbe riuscita a “ridurre drasticamente” il tasso di frodi legato alle riparazioni degli iPhone in Cina, che nel corso del tempo assumevano proporzioni importanti nella regione, per un giro di diversi miliardi di dollari.

Un recente rapporto svela il sistema di fronde scoperto da Apple nell’ormai lontano 2013. Il raggiro era semplice: i truffatori acquistavano gli iPhone per prelevare all’interno le componenti di valore, come processore e scheda madre, sostituendole con componenti fasulle. A questo punto, chiedevano la sostituzione in negozio del terminale.

Peraltro, spiega il rapporto, i truffatori non avrebbero agito in prima persona, ma avrebbero assunto persone per fingere di essere clienti con gli iPhone da sostituire. La stessa relazione riporta che la maggior parte delle truffe aveva origine a Shenzhen, una città cinese meridionale conosciuta come focolaio delle organizzazioni criminali, soprattutto per via della sua vicinanza con le bande criminali della vicina Hong Kong. Shenzhen è anche la più grande base di produzione di elettronica al mondo, sede di molti fornitori di Apple, come Foxconn.

iphone in cina

La prima truffa, spiega il report, fu scoperta da Apple nel novembre 2012, mentre nei sei mesi successivi si è passati da circa 200 a oltre 2.000 richieste di riparazione, quasi tre volte più rispetto alle riparazioni registrate nel negozio di punta Apple a New York.

In un primo momento, il rapporto racconta che i dipendenti del Genius avrebbero sostituito gli iPhone guasti con quelli nuovi, purché non sembrassero intenzionalmente danneggiati. Con il passare del tempo, però, la truffa ha iniziato ad avere un impatto finanziario significativo per la società, e il giro di affari dietro la truffa costava ad Apple miliardi di dollari.

Da qui, Apple iniziò a prendere provvedimenti in merito. Inizialmente la Mela scelse di non interpellare le autorità cinesi, per via della temuta reazione pubblica e della pubblicità negativa. E così, Apple scelse di sviluppare un software di diagnostica che permetteva ai dipendenti al dettaglio di rilevare rapidamente eventuali componenti false presenti all’interno di iPhone.

Anche in questo caso, però, i truffatori trovarono presto il modo di eludere queste contromisure. Ad ogni modo, Apple iniziò a respingere sempre più le richieste di sostituzione iPhone, creando peraltro rabbia e malcontento nella clientela; per questo, allora, Apple decise di non autorizzare più sostituzioni di iPhone, richiedendo invece l’invio dei terminali ai centri di riparazione, dove l’iPhone da sostituire poteva essere ispezionato.

Peraltro, al fine di debellare queste truffe, Apple ha iniziato col tempo a immergere le batterie in una tintura speciale visibile solo sotto una luce ad alta frequenza, grazie alla quale era possibile verificarne l’autenticità in fase di autenticazione. Anche i chip della serie A, dice il rapporto, sono immersi in questa particolare vernice.

Gli sforzi di Apple sembrano aver funzionato, con tassi di frode nella regione della Grande Cina in calo del 20 per cento nell’ultimo periodo, o del 60 per cento rispetto all’apice di 4 anni fa.

Il rischio, spiega il rapporto, è che i truffatori stiano cercando di spostare i loro affari dagli Apple Store cinesi a quelli di altri paesi, come Turchia o Emirati Arabi Uniti. Apple è avvisata e, probabilmente, pronta a prendere le dovute contro misure.

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