E’ ormai nota la questione dei presunti chip spia cinesi sui server di Apple. Dopo le smentite ufficiali da parte di Cupertino, ribadite anche in una lettera di Apple indirizzata al Congresso USA, adesso anche una fonte stessa di Bloomberg ritiene che l’articolo non “abbia senso”, almeno non per come scritto.
E’ l’esperto di sicurezza hardware, Joe Fitzpatrick, una delle fonti citate nel report, a prendere le distanze dall’articolo di Bloomberg. Senza scendere troppo nei particolari tecnici, lo stesso Fitzpatrick ritiene che l’articolo, così come scritto, sia fuorviante e impreciso. Lo stesso riporta di aver speso davvero tempo a spiegare a Bloomberg come tali attacchi potrebbero, in linea di principio, essere eseguiti.
A differenza delle teorie spiegate da Fitzpatrick alla redazione, l’articolo avrebbe omesso di riportare tutte quelle conversazioni su elementi anche lontanamente tecnici. Ed allora, il discorso su come “teoricamente funzionano gli impianti di hardware” nell’articolo sembrano diventate verità indiscutibili.
Il tecnico conclude che sua percezione globale sul pezzo è che i dettagli tecnici riportati dalla redazione sono stati confusi; magari non c’è nulla di sbagliato, ma in gran parte si tratta di teoria.
Ad ogni modo, il primo sostegno autorevole alle smentite della stessa Apple era già arrivato dall’agenzia di cyber sicurezza del Regno Unito, seguito a poche ore di distanza da quella del Department of Homeland Security USA. Anche secondo l’agenzia USA «Non ci sono ragioni per dubitare» delle dichiarazioni rilasciate da Apple e dalle altre società di tecnologia, che di fatto respingono in toto il report di Bloomberg sulla scoperta dei chip spia cinesi nei server.