Per Ken Segall Apple ha perso il tocco magico della semplicità, e ora stronca quasi completamente la scelta dei nomi di iPhone: non solo per i modelli di quest’anno, ma anche per le generazioni precedenti, in particolare per l’uso della lettera S, per l’impiego del numero romano X, per di più abbinato a lettere comuni di cui nessuno conosce il significato. Infine colpisce Apple nel vivo sostenendo che la società ha perso la sua impronta per spot originali, più umani e con un tocco di humor, per adottare stile e messaggio che sembrano presi da una pubblicità di Samsung.
Che ci fosse un problema con i nomi di iPhone era emerso già prima del lancio e poi chiaramente subito dopo il keynote Apple 12 settembre: tante sigle dal significato oscuro, per di più con tanti dubbi su come dovessero essere scritte tra Xs, XS Max, Xr e così via, come praticamente mai era successo prima nella lunga storia di Cupertino, sempre attentissima nel precisare sigle e grafia esatta dei propri prodotti.
Ora arriva una critica che non può passare inosservata perché è formulata dal guru della pubblicità che ha lavorato oltre 10 anni al fianco di Steve Jobs. Quando Ken Segall era la mente dell’agenzia TBWA\Chiat\Day ha inventato il nome iMac e la leggendaria campagna pubblicitaria Think Different.
Il guru del marketing dice di provare «Un senso di terrore» prima di ogni evento stampa di iPhone perché «Quando si parla di nomi di iPhone, Apple sembra intraprendere una guerra contro il buon senso». Il suo consiglio è quello di abbandonare subito l’uso della lettera S che sembra suggerire ai consumatori una generazione intermedia di terminali che si possono saltare in attesa dei modelli dell’anno successivo. Ma questo non è vero, precisa Segall, perché molte innovazioni fondamentali come il primo processore a 64 bit per smartphone, Siri e Touch ID sono arrivati proprio nella generazione S.
Bocciato completamente il nome di iPhone SE: non condivide nome e numero con il resto della famiglia iPhone, non è stato presentato in un keynote ed è rimasto invariato per tutto il suo ciclo di vita, infine nessuno ha mai conosciuto il significato della sigla. Per Segall iPhone SE è l’esempio di nome creato dalle grandi e fredde corporation, non dalla storica Apple amica degli utenti e della semplicità.
Il guru passa poi a demolire i nomi di iPhone di quest’anno: di suo gradimento è solo la lettera X comune impiegata in tutti i nomi, una scelta giudicata indovinata per contraddistinguere una sola famiglia di nuovi dispositivi. Ma Apple a suo giudizio, ha sbagliato fin dall’inzio impiegandola non come lettera ma come numero romano. Fin da iPhone X gli utenti lo confondono, pronunciando a volte iPhone 10 a volte iPhone X, una conferma che la scelta del nome non è particolarmente indovinata.
Le cose peggiorano ulteriormente perché al numero romano X Apple ha abbinato la già criticata lettera S e anche la R, un altro nome e un’altra sigla per iPhone XR di cui nessuno conosce il vero significato.
Infine come già rilevato anche sulle nostre pagine, Segall critica la confusione creata da Apple sulla grafia minuscola o maiuscola di iPhone XS, XS Max e XR, scritti anche come Xs e Xr in diverse pagine del sito di Cupertino, nella documentazione, nel supporto, per arrivare fino alle pubblicità e al marketing dei vari operatori, dove i nomi appaiono scritti a volte in un modo a volte in un altro.
Ma se tutto ciò non bastasse arriva la staffilata finale: nelle ultime righe del suo post decisamente infuocato, Ken Segall ricorda lo stile pubblicitario e degli spot Apple, mai incentrati sulle specifiche tecniche, sempre invece attenti nello stabilire un legame emozionale con il consumatore. Viceversa i concorrenti, sempre focalizzati sulla superiorità tecnologica e sulle specifiche di prodotto.
Ora secondo Segall anche questo è stato perso da Cupertino e per dimostrarlo mette a confronto due spot, video che riportiamo in questo articolo. Difficile dargli torto: il nuovo breve post degli iPhone XS è un lungo elenco di specifiche tecniche, molto, troppo simile allo spot Samsung, sopratutto per chi ama e segue Apple da anni.
Chi è interessato al pensiero e alla visione di Ken Segall, può dare un’occhiata al suo libro Insanely Simple, in cui il guru spiega scelte, processi mentali e attenzioni ai dettagli di Steve Jobs che hanno reso grande Apple.