Il processo di rilocalizzazione che permetterà di trasferire la produzione di alcuni Mac negli Stati Uniti (ne ha parlato alcuni giorni addietro Tim Cook in uno stralcio di un’intervista concessa alla NBC), permetterà secondo l’economista Dan Luri di creare 200 nuovi posti di lavoro negli USA. Per arrivare a questi numeri, Luri ipotizza la nascita di un impianto nel quale sia possibile costruire un milione di computer, un numero importante considerando che il Mac che dovrebbe nascere direttamente negli USA sarà il futuro Mac Pro. Apple ha già investito 100 milioni di dollari nel progetto e Cook ha affermato che l’azienda non farà tutto da sola; questo significa che, probabilmente, potranno nascere molti altri posti di lavori indiretti. Tornando al campo delle ipotesi si specula che l’impianto sarà totalmente automatizzato e che tra le aziende che potrebbero dar man forte a Cupertino, c’è anche Foxconn. Apple ha già esperienza nel settore dell’automatizzazione: nel 1984 i primi Mac erano assemblati nella fabbrica di Fremont (California), in un impianto che permetteva di costruire un Mac ogni 27 secondi.
Non c’è solo Apple a voler tornare sul suolo statunitense: anche Lenovo ha annunciato per il prossimo anno l’apertura di una fabbrica in North Carolina che produrrà migliaia di computer portatili l’anno e darà lavoro a un centinaio di persone. In collaborazione con Foxconn, HP produce già sul suolo USA alcuni computer. Tony Prophet, vice presidente senior printing and personal systems in HP prevede l’apertura di una fabbrica a Indianapolis e l’assunzione di 1300 persone dedicate alla costruzione di 2.9 milioni di computer l’anno. Nel frattempo Apple ha rafforzato altri suoi stabilimenti negli USA e prevede a3600 lavoratori per i prossimi dieci anni ad Austin (Texas). Qui si trovano già 3500 persone che lavorano a servizi di supporto per gli utenti. Cupertino sfrutta anche 14 milioni di dollari di chip provenienti da una vicina struttura di Samsung.
[A cura di Mauro Notarianni]