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MacBook Pro “unibody”: la recensione di Macity – Parte Prima

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Anche senza aver mai visto il documentario che Apple ha realizzato sulla costruzione del telaio in alluminio dei nuovi MacBook, la solidità  della macchina appare evidente fin da quando la si afferra con entrambe le mani e la si solleva per la prima volta.

Nessun portatile di queste dimensioni ha mai restituito la stessa sensazione di solidità  e robustezza provata con il MacBook Pro e soprattutto con il più compatto MacBook. Non si tratta di una fede cieca nelle dichiarazioni di Cupertino né tanto meno una dichiarazione di fiducia incondizionata a Johnathan Ive, quanto la constatazione di un dato di fatto. Dopo aver analizzato decine e decine di notebook PC e Mac possiamo affermare senza timore di smentita che i portatili Apple di ultima generazione sono tra i più solidi e i meglio costruiti in circolazione.

Questo è soprattutto vero dalla comparsa degli chassis in alluminio introdotta da Apple alcuni anni fa, e ora la superiore qualità  costruttiva emerge ancora più chiaramente con il nuovo MacBook Pro “unibody”. Così lasciando perdere i dettagli di fabbricazione, spiegati con dovizia di particolari da Apple, l’unicità  e la costruzione monoblocco dello chassis parlano, per così dire direttamente alle nostre mani e ai nostri polpastrelli quando afferriamo la macchina e la tastiamo.

Il corpo principale della macchina è solidissimo e, anche esercitando una buona forza sul retro del pannello LCD, notoriamente uno dei punti più delicati nella struttura di un portatile, questo non si piega, evitando così di produrre le fastidiose distorsioni delle immagini sullo schermo, cosa che abbiamo constato immancabilmente sulla maggior parte dei notebook PC in circolazione. Costruttivamente il nuovo MacBook Pro è impeccabile e, ancora più dei modelli precedenti mostra una ricerca di stile e pulizia del design superiore.

Finalmente è scomparso il piccolo profilo in plastica rigida che da anni circonda il piano di lavoro principale per unirlo uniformemente al resto della macchina: le nuove tecnologie di costruzione offrono ora un telaio unico che fa bella mostra di sé con curve sobrie ed eleganti.

Sono scomparsi anche gli antiestetici fori superiori e inferiori necessari per i ganci di fermo e per la chiusura della macchina, presenti nei MacBook Pro precedenti. Ora la chiusura è garantita da due magneti nascosti nel telaio, mentre il pulsante di apertura è sostituito da un lieve rientranza nello chassis di alluminio che permette di sollevare con un dito il pannello superiore del notebook. Si tratta di una soluzione praticamente identica a quella di adottata nei MacBook bianchi e neri: ne risulta un design ancora più pulito e privo di elementi non indispensabili.

Queste osservazioni rimangono valide per tutto il corpo macchina, dalle due fasce laterali di fori che nascondono gli altoparlanti, fino ai pannelli nel lato inferiore che proteggono i componenti interni. Rispetto alle generazioni precedenti dei MacBook Pro i fori delle griglie sono molto più piccoli e risultano quasi invisibili, mentre nella parte inferiore sono spariti i ganci di sblocco della batteria. Tutti i componenti interni sono protetti da due grandi pannelli in alluminio che rendono uniforme l’aspetto del portatile e che infine offrono maggiore libertà  per l’utente per l’accesso ai componenti interni. Così sollevando una leva è possibile accedere al vano batteria e anche raggiungere il disco fisso per sostituzioni lampo. Svitando alcune viti poi è possibile rimuovere anche il pannello più grande per espandere la memoria e raggiungere gli altri componenti del notebook.

Si tratta di modifiche importanti e che vanno ben oltre l’aspetto esteriore del portatile: ora anche chi non è un mago del fai da te può sostituire in pochi minuti il disco fisso del portatile, per installare una unità  più capiente senza dover ricorrere agli interventi a pagamento di un centro autorizzato Apple. Espandere memoria e disco fisso sono due aggiornamenti fondamentali per mantenere efficiente il notebook nel tempo, permettendo di prolungarne la vita utile.

Tastiera, touchpad e schermo glossy
Per quanto riguarda l’utilizzo le differenze sostanziali tra i nuovi MacBook Pro “unibody” e le serie precedenti riguardano la tastiera, il trackpad e lo schermo lucido di tipo glossy. Invece della tradizionale tastiera monoblocco e soffice al tocco, ora abbiamo a disposizione una serie di tasti separati che fuoriescono dal basso: sono più distanziati rispetto al passato e quando premuti offrono una maggiore resistenza e un sono click. Contrariamente alle previsioni catastrofiche di molti utenti fedeli dei MacBook precedenti non abbiamo incontrato grandi problemi nel familiarizzare con la nuova tastiera. Anche se in verità  chi scrive continua a preferire il tocco più soffice e silenzioso dei modelli precedenti, l’inserimento di lunghi testi a velocità  sostenuta è stato subito possibile superati pochi secondi per ambientarci.

Si entra nel campo delle preferenze soggettive anche per quanto riguarda il grande touchpad privo di pulsanti. E’ innegabile che la superficie in vetro offre un attrito inferiore e di conseguenza spostamenti e controllo più rapido rispetto alle trackpad in plastica tradizionali. Ci troviamo però meno entusiasti per le dimensioni generose del touchpad: occorre un periodo di pratica per evitare di posizionare più dita sulla superficie sensibile oppure ancora, per evitare di sfiorare inavvertitamente il touchpad con il polso. Ovviamente il numero superiori di gesture ora possibili giustifica il cambiamento anche se, ne siamo sicuri, più di un utente sentirà  la mancanza del vecchio sistema soprattutto nelle prime sessioni di lavoro.

Infine abbiamo trovato molto pratica la trasformazione del touchpad in un unico grande pulsante con l’eliminazione di quello fisico da sempre utilizzato nei portatili. L’unico dettaglio che non abbiamo apprezzato è anche qui un sonoro clik meccanico quando premiamo il touchpad ma anche questo piccolo inconveniente è facilmente superabile: è sufficiente attivare la funzione “Tocca per fare clic” da Preferenze di Sistema. Qui un’altra sorpresa: nella sezione dedicata al touchpad sono stati inclusi dei filmati che illustrano chiaramente come utilizzare tutte le gesture possibili, una aggiunta che ha già  fatto la sua comparsa prima nei MacBook Air, i primi ad integrare un touchpad esteso, e ora disponibile anche nei MacBook Pro.

Pochi semplici gesti illustrano il funzionamento quando con il puntatore navighiamo tra le gesture disponibili: facile e immediato come ci aspettiamo sempre da Apple.

Lo schermo lucido nella vita reale
A differenza dei MacBook Pro precedenti in cui era sempre possibile scegliere tra lo schermo lucido oppure opaco, nei nuovi portatili MacBook e MacBook Pro “unibody” lo schermo integrato è solo di tipo “glossy” quindi lucido e per di più ricoperto da un pannello in vetro. Questa scelta costruttiva offre dei vantaggi innegabili: colori decisamente più brillanti e pieni rispetto al passato, visualizzazione di filmati e fotografie con una resa prima inimmaginabile. Il rovescio della medaglia sono i riflessi: se alle nostre spalle abbiamo una finestra o un’altra fonte di luce lo schermo del MacBook Pro è uno specchio quasi perfetto.

Questo dettaglio può rivelarsi fondamentale per evitare le pugnalate alle spalle in ufficio ma, battute a parte, non abbiamo riscontrato tutti i grandi problemi che i più pessimisti hanno segnalato fin dal giorno della presentazione da parte di Steve Jobs. In realtà  eravamo pronti al peggio e così anche a stroncare la scelta di Apple dello schermo obbligatoriamente imposto a tutti e di tipo lucido: alla prova dei fatti, dopo alcuni giorni di utilizzo intensivo, ci siamo trovati costretti ad ammettere che il numero e la portata dei vantaggi disponibili supera di molto quello degli inconvenienti.

La luminosità  uniforme e più potente offerta dalla lampada LED integrata non è fastidiosa nemmeno per le sessioni di 8, 10 e più ore di lavoro: basta ridurre la luminosità  al minimo e lo schermo nuovo non infastidisce. Dietro di noi abbiamo una finestra e alla sera una lampada che si vedono alla perfezione sullo schermo: una leggera variazione dell’inclinazione dello schermo o della nostra posizione di lavoro e il problema è superato. A nostro parere si tratta di piccole contromisure perfettamente accettabili per avere a disposizione fotografie più nitide e brillanti, riproduzione di filmati che non hanno nulla da invidiare ai mega televisori LCD da salotto. Un consiglio per la buona pace dei professionisti che odiano il glossy a prescindere: prima di inveire e scartare il MacBopok Pro unibody per lo schermo glossy, facciamo un giro di prova.

Prestazioni e lavoro
In questi giorni di prove abbiamo realizzato alcuni primi test che offrono una misurazione numerica per le prestazioni soprattutto in ambito grafica e CPU: i risultati si trovano in questo articolo. Qui ci limitiamo ad alcune osservazioni che derivano dall’utilizzo quotidiano. Il MacBook Pro è un fulmine in accensione e spegnimento due dettagli che abbinati alla chiusura magnetica e non più meccanica lo rendono un sistema estremamente trasportabile e velocissimo per la messa in opera e per riporlo rapidamente quando lavoriamo lontani da casa.

Difficilmente troveremo in circolazione portatili da 15″ pollici in grado di offrire le prestazioni del MacBook Pro unite alla praticità  di utilizzo che Apple è riuscita a migliorare ulteriormente. Anche la solidità  della macchina è un fattore essenziale per l’utilizzo “on the road”: non avremo molti problemi anche quando il portatile non potrà  essere trattato con i guanti: sull’aereo, sul treno, per lavorare sul tavolo di un bar e per spegnere e ritirare la macchina nella borsa senza troppi riguardi.

Mentre scriviamo queste impressioni notiamo che la tastiera più spartana e dal tocco più meccanico rispetto alle precedenti risulta estremamente robusta e permette una velocità  di scrittura notevole. I nuovi tasti separati risultano meno sensibili alla pressione e spingono ad incrementare la velocità  di inserimento. Un’altra sensibile differenza rispetto ai modelli precedenti è la potenza degli altoparlanti integrati.

Abbiamo impostato il volume del portatile al massimo e poi abbiamo impostato al massimo anche il volume in uscita da iTunes: il MacBook Pro non ha distorto una nota e ha riempito la stanza di lavoro con un audio in uscita sensibilmente superiore rispetto al nostro fidato MacBook. Nessun problema per i medi e soprattutto per le tonalità  alte: come in tutti i portatili sentiamo la mancanza dei bassi ma non possiamo pretendere l’impossibile.

Per quanto riguarda le prestazioni MacBook Pro risponde sempre prontamente agli ordini impartiti ma la differenza in termini di potenza di calcolo pura rispetto alle generazioni immediatamente precedenti può emergere solamente dai test. Nell’utilizzo pratico con le applicazioni di lavoro quotidiane (Mail, Safari e Firefox, iTunes, Photoshop e diverse altre) non abbiamo notato grandi differenze rispetto al nostro portatile precedente un MacBook Pro con Intel Core 2 Duo 2,16 GHz, 2 GB di RAM e scheda video ATI Radeon X1600. Infine notiamo che le differenze maggiori riguardano il comparto grafico e Macity continuerà  a testare la macchina da questo punto di vista anche nei prossimi giorni.

Autonomia: prime impressioni
A batteria completamente carica abbiamo staccato il MagSafe e cominciato una sessione di lavoro tradizionale: Mail, diverse finestre di navigazione di Safari e anche di Firefox, il programma di scrittura TexEdit, iChat per le comunicazioni al volo con i colleghi, NetNewsWire per le notizie in tempo reale, infine Photoshop CS2 per qualche piccolo ritocco delle immagini. A questo abbiamo aggiunto l’utilizzo di iTunes per un po’ di radio via Internet, circa un’ora, e per la navigazione su App Store. Contrariamente a diverse recensioni disponibili sul Web non siamo rimasti delusi dall’autonomia della macchina, anzi. MacBook Pro ha lavorato ininterrottamente per circa 4 ore e 40 minuti prima di visualizzare il messaggio del raggiungimento dell’energia di riserva.

Per questa mezza giornata di lavoro non abbiamo sfruttato al limite le prestazioni della macchina e abbiamo lavorato in modalità  Risparmio Energia, quindi utilizzando chipset e scheda video integrata GeForce 9400M. Scrivere, comunicare via mail e chat, navigare sul Web e ridimensionare qualche immagine non sono attività  esose in termini di prestazioni, con l’unica eccezione di Photoshop. Per questo tipo di utilizzo che siamo certi rientra piuttosto fedelmente nella definizione di “wireless productivity” coniato da Steve Jobs e dirigenti Apple, l’autonomia del MacBook Pro risulta più che soddisfacente e anche molto vicina al limite massimo di 5 ore dichiarato da Apple.

Macity tornerà  di nuovo sull’analisi dettagliata del MacBook Pro “unibody” nei prossimi giorni con nuove prove, impressioni e con test più approfonditi per l’innovativo comparto grafico.

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