David Sobotta, ex dirigente Apple di lunga data dal 1984 al 2004, interviene su ReadWrite criticando direttamente la sua ex azienda e svelando alcuni retroscena su Tim Cook e la cultura aziendale di Cupertino, lanciandosi in alcune previsioni per il futuro poco ottimistiche.
Dirette le critiche a Cook:
Tanto per cominciare, Cook non è portato ai rapporti con le persone. Di certo non sosterrà qualcuno se il gioco si fa duro. Non avverto nessuna lealtà personale in lui, e temo che i dipendenti lo abbiano già capito. Tim reagirà in fretta ai numeri o alla sua paura di sbagliare.
Si ricollega poi alla cultura aziendale:
La paura di sbagliare è un tratto manageriale che scorre fortemente e profondamente in Apple a causa del modo in cui Steve dirigeva l’azienda. Anche l’apparenza di essere in torto quando alla fine si potrebbe avere ragione è biasimata in Apple. […] Non si può commettere errori in Apple e avere una seconda chance.
Sobotta ritiene Cook incapace di prendere buone decisioni in tema di assunzioni, spinto anche dal fatto che nell’azienda non ci siano mai state linee guida per il processo decisionale, ma si è semplicemente sempre fatto quello che voleva Steve Jobs; ora Cook ha raccolto la sua eredità.
Per quando riguarda la comprensione tecnologica, Sobotta non ritiene Cook all’altezza: l’attuale CEO non avrebbe mai mostrato la stessa passione per la tecnologia mostrata invece da Jobs. A Cook mancherebbe poi il carisma da leader; sarebbe semplicemente un manager, più a suo agio con i fogli di calcolo e numeri che con le persone.
Sobotta si sofferma sul futuro di Apple, facendo previsioni poco rosee, motivate da tre aspetti. Il primo aspetto sarebbe la mancanza di leadership dopo la morte di Steve Jobs; questo problema si riflette fortemente sul fatto che Apple ha ormai una cultura radicata e poco progressista, incapace di fare scelte realmente rivoluzionarie ma limitandosi a perseguire una strada già prefissata. In un contesto come questo chiunque proponga qualcosa di nuovo è destinato a soccombere perché non conforme alla cultura aziendale.
L’azienda sarebbe poi poco incline ad investire sulle risorse interne e preferirebbe assumere personale esterno. Infine, Apple e il suo brand sono percepiti come sempre capaci di offrire sempre una rivoluzione, ma questa aspettativa è insostenibile e secondo Sabotta la crisi si manifesta già nel fatto che fino ad oggi l’azienda non sia stata in grado di stupire ancora dopo il lancio di iPhone e iPad, mentre il mercato conquistato dai due dispositivi continua a scivolare verso il basso.
Per completezza di informazione va detto che tra Sobotta ed Apple non si può dire corra buon sangue, soprattutto dopo alcune schermaglie legali che hanno preceduto la pubblicazione del suo libro The Pomme Company, uscito da pochissimi giorni. Va anche aggiunto che Sobotta è fuori da Apple dal 2004 (per esserne stato cacciato per non meglio precisate controversie); la sua esperienza in società è dunque antecedente alla rivoluzione mobile e in particolare di gran lunga precedente al lancio di iPhone e alla scalata che ha condotto Cupertino al punto di si trova oggi. Infine non stupisce che Sobotta critichi persone e scelte di Cupertino: il suo sito, ApplePeels, è imperniato proprio intorno alla contestazione di tutto quanto accade nel mondo della Mela.