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Forstall cacciato per non aver firmato la lettera di scuse per i problemi di Mappe

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«Meglio della vittoria dello scudetto». Potremmo parafrasarla così la battuta di qualche anonimo dipendente citato dal New York Times a commento della partenza di Scott Forstall. Che nessuno a Cupertino si sarebbe stracciato le vesti per l’addio dell’iracondo ed egocentrico, almeno secondo molte fonti, ex capo di iOS era del tutto prevedibile e che il suo addio è dovuto, almeno in parte, al carattere non accomodante e una certa arroganza che gli è stata attribuita da tanti insiders, non è una sorpresa, ma che questo suo atteggiamento sia stato alla base anche dell’episodio che ha fatto traboccare il vaso, è una novità. A spiegare quel che è accaduto sono, oltre il New York Times, anche il Wall Street Journal, due testate che certo non mancano di agganci al vertice di Cupertino e che quindi vanno ascoltati con attenzione.

 Secondo i due giornali anni di tensioni e di inimicizie montanti (specialmente quella con Jonathan Ive che aveva l’abitudine di non sedere mai non solo accanto, ma neppure nella stessa stanza con Forstall), si sono sublimate al lancio di Mappe con iOS 6. L’applicazione che ha preso il posto della versione di Google era sotto la responsabilità di Forstall e le proteste e i problemi lamentati dai clienti sono finiti sul suo tavolo; secondo l’articolo i vertici di Apple hanno cominciato a pensare che vista la pressione (e l’effettiva inefficienza del sistema) fosse necessario prendere una posizione ufficiale. La soluzione doveva essere una lettera firmata da Forstall con la quale si chiedeva scusa ai clienti; ma la richiesta che arrivava direttamente dalla stanza dei bottoni è stata sdegnosamente respinta al mittente dal “mini-Steve”, come qualcuno chiamava Forstall secondo il quale si poteva tranquillamente lavorare ad una nuova versione senza chiedere scusa a nessuno, un po’ come era accaduto con il noto Antennagate o la sfortunatissima prima versione di MobileMe. Ma Cook la pensava diversamente e ha iniziato a fare pressione su Forstall. Visto che da parte sua Forstall rifiutava risolutamente l’idea allora il CEO di Apple ha preso una decisione:  scrivere lui personalmente ai clienti, bypassando il suo vice-presidente, una scelta che non poteva restare senza conseguenze e che ha portato a maturazione un processo, quello dell’espulsione dal team Apple di chi aveva dimostrato di non non volerci mettere la faccia.

Ii giornali fanno cenno ad anni di tensioni montanti tra Forstall e gli altri dirigenti; con la partenza di Jobs che era molto vicino a Forstall ma anche ad altre figure come Jonathan Ive ed operava da mediatore, era stato raggiunto un punto di equilibrio. La morte del capo di Apple ha forse liberato anche alcune ambizioni di Forstall che si sarebbe lamentato pubblicamente dello scarso polso di Cook e della mancanza di qualcuno che che sapesse «prendere decisioni». Erano state inviate a sua firma alcune email a dipendenti del settore iOS, accusandoli di non  essere in grado di lavorare «a grandi idee», intanto però il gruppo che stava operando su Maps ed era alle sue dirette dipendenze ha lanciato un software incompleto e che secondo il WSJ era noto che avesse numerosi bug. «Forstall non è mai entrato nella cultura Apple», dice un altro anonimo contatto.

Non stupisce a fronte di tutto questo che in Apple qualcuno abbia accolto la partenza di Forstall come avrebbe fatto con «la vittoria dei Giants alle World Series», una vittoria di scudetto, appunto. Resta da vedere se i benefici arriveranno anche ai clienti di Apple o si fermeranno al fatto che, finalmente, Jony Ive potrà entrare in una stanza dove si tiene una riunione senza prima guardare chi ci è seduto.

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