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Ecco come nacque l’automazione su tutti i dispositivi Apple

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Tra le novità più interessanti del futuro iOS 12 vi sono leShortcuts, abbreviazioni o scorciatoie che consentono di fare di tutto in modo nuovo e più veloce con Siri. Gli utenti possono personalizzare le Shortcuts impostando un semplice comando vocale per dare il via a un’attività o scaricare la nuova app Shortcuts per creare una serie di azioni da diverse app, da svolgere con un tap o un comando vocale personalizzato.

Gli sviluppatori – grazie ad una nuova API dedicata – possono sfruttare questa nuova funzionalità per creare comandi vocali rapidi di Siri per le loro app.

Funzionalità di automazione utilizzabili con semplicità da tutti non sempre sono state presenti nei dispositivi Apple. Di questo argomento parla un articolo di Wired che parte dalla nascita di Automator, applicazione di serie con il Mac che consente di sfruttare semplici operazioni di trascinamento per creare ed eseguire “ricette di automazione” che eseguono al nostro posto attività semplici o complesse, flussi di lavoro che consentono di automatizzare molte operazioni eseguite con il computer.

Il creatore di Automator è Sal Soghoian, ex capo tecnologie scripting di Apple che nel 2016 ha lasciato l’azienda e che ora si occupa, tra le altre cose, di un blog dedicato all’automazione e allo scripting.

Sal Soghoian - Foto: Wired
Sal Soghoian – Foto: Wired

Soghoian era stato assunto nel gennaio del 1997, pochi mesi dopo il ritorno di Steve Jobs. In precedenza si era fatto notare  sue procedure di automazione molto apprezzate e sfruttate nel mondo dell’editoria digitale. Apple ha introdotto AppleScript nel 1993; si tratta di  un sistema di scripting integrato di serie nel sistema operativo che, sfruttando un linguaggio costruito come una metafora di una lingua naturale, permette di automatizzare operazioni ripetitive ma anche creare applicazioni personalizzate.

Uno script AppleScript è formato da comandi in un linguaggio simile all’inglese che eseguono azioni su oggetti.  Eempi di azioni sono aprire, chiudere o richiamare il nome di un oggetto (alcuni esempi di oggetto sono le finestre o le impostazioni delle preferenze). Uno script può controllare una o più applicazioni, è uno struento potentissimo ma l’uso di AppleScript per compiti complessi rimane confinato a persone esperte e con un minimo di conoscenze nei linguaggi di programmazione.

Con il ritorno di Jobs all’Apple, a Cupertino furono abbandonati diversi progetti perché il co-fondatore della Mela voleva concentrarsi su risorse sulle quali valesse la pena investire. “Era più facile quando eravamo cento volte meglio di Windows. Ma ora non lo siamo e non sapete cosa fare”, disse Jobs in un incontro dell’epoca con alcuni dipendenti. Soghoian non gradì quelle parole; in qualità di product manager responsabile automazione il suo compito era di individuare nuove e ingegnose idee per consentire agli utenti di evitare loro lavori lunghi e ripetitivi, come ad esempio organizzare in un determinato modo una serie di file o un gruppo di foto. “No, ti sbagli”, disse Soghoian al notoriamente anche crudele CEO. “E tu chi sei?” rispose Jobs. “Sono Sal Soghoian e ti sbagli. La mia tecnologia è migliore di quella che c’è in Windows”.

Soghoian era stato l’unico nella stanza a contraddire fino a quel momento Jobs. Per Soghoian le dure parole del CEO erano state un attacco al suo lavoro. Com’è facile immaginare, Jobs stuzzicava gli sviluppatori interni per capire davvero chi avesse a cuore il proprio lavoro, le persone da tenere e quelle da allontanare. Soghoian passò il test.

Sette anni dopo essere arrivato alla Apple, Soghoian aveva continuato a migliorare AppleScript che però continuava a rimanere un linguaggio di programmazione e, in quanto tale, non a tutti accessibile. Da qui l’idea di partire non da comandi da scrivere in una pagina bianca ma da un’interfaccia grafica, quello che sarebbe poi diventato Automator.

L’utente poteva creare un flusso di lavoro (workflow) scegliendo le varie azioni da eseguire, ad esempio ruotare un’immagine o salvare un file, senza bisogno di usare un linguaggio di programmazione come in AppleScript, ma trascinando le azioni da attivare una dopo l’altra con il semplice drag&drop.

Soghoian immagina diversi ambiti di utilizzo ma non riesce a trovare nessuno all’interno di Apple interessato ad approfondire le potenzialità del nuovo software. Con l’avvicinarsi della WWDC del 2004, vuole dimostrare a Steve Jobs la nuova creatura ma gli viene negato un appuntamento.  Non si da pace e un giorno rimane appostato tutto il giorno nel corridoio davanti all’ufficio di Jobs e, alla fine della giornata, riesce finalmente a incontrarlo spiegando di voler parlare con lui “dell’automazione per il resto di noi”. Si trasferirono nella sala riunioni per una demo riservata.

Nell’angolo superiore sinistro, Automator mostrava una griglia di applicazioni e le funzionalità che era possibile richiamare. Con il drag&drop era possibile creare una serie infinita di comandi e chiunque con il mouse poteva, ad esempio, cambiare il font in una cartella stracolma di documenti Word, creare playlist con le 100 canzoni più ascoltate e altre cose di questo tipo senza neanche scrivere una riga di AppleScript. Soghoian avviò Safari e caricò una pagina web sulla quale erano mostrate le miniature ellei foto di famiglia. Aprì Automator e trascinò alcune azioni nello script builder per avviare una serie di azioni che, in pochi secondi, individuavano le immagini a piena risoluzione sul sito, le caricavano in iPhoto e avviavano la creazione di un DVD.

“Stop!” disse Jobs, capendo immediatamente di volerlo su qualsiasi computer e dicendo anche di volere “un robot come icona”. Pochi mesi dopo, Soghoian fu invitato sul palco della WWDC 2004 per annunciare Automator, una delle novità presentate all’epoca, integrate in Mac OS X Tiger, con l’icona del robot come aveva voluto Jobs.

Tre anni dopo Apple presentò l’iPhone. Sebbene il sistema operativo dell’epoca (non ancora denominato iOS) fosse basato su Mac OS X, non supportava AppleScript e non era previsto nessun meccanismo di automazione. Apple per anni non ha offerto questa possibilità ma la soluzione arrivò anni dopo per merito di terze parti sull’Apple Store.

Nel 2011 lo sviluppatore Greg Pierce ha presentato x-callback-url, soluzione che consentiva a due app di comunicare tra loro, sfruttata da Marco Arment per far comunicare la sua Istapaper con l’app Terminology (un dizionario) di Pierce. L’utente poteva selezionare una parola in Instapaper e ottenere la definizione nell’app Terminolgy, un meccanismo che cominciò a essere sfruttato anche da altri sviluppatori come Google ed Evernote. Il meccanismo è in breve tempo diventato uno standard, anche senza la volontà di Apple. Nel 2012 arrivò Launch Center Pro, app che sfruttava x-callback-url per creare una tabella con collegamenti alle app, comprensiva di un rudimentale meccanismo di comunicazione. Fu ad ogni modo è Workflow, nel 2014, a far capire le cose potevano diventare molto interessanti: Workflow su iOS consentiva di fare su iOS quello che da almeno dieci anni si poteva fare sul Mac con Automator.

Nonostante l’interesse intorno a tutto il mondo dell’automazione, Apple non sembrava interessata: quello che era un tempo un suo punto di forza nei suoi sistemi operativi, sembrava solo una trascurabile eredità del passato. Nel 2016 Sal Soghoian fu licenziato senza preavviso. Apple non era più interessata alle tecnologie di automazione e non aveva più bisogno di lui. Steve Jobs era uno dei maggiori sostenitori dell’automazione e amava Automator ma con la sua dipartita, l’automazione non sembrava più una priorità. L’acquisizione di Workflow nel 2017 fu dunque una gradita sorpresa per molti. Molti temevano che l’acquisizione fosse stata fatta per tarpare le agli sviluppatori dell’app e farla morire ma per fortuna così non è stato e iOS 12 integra tecnologie molto interessanti per chi è interessato ad automatizzare le procedure. Anche nel futuro macOS Mojave Apple ha integrato migliorie in Automator, in particolare nuove funzionalità per il Finder e la Touch Bar dei MacBook Pro. Le novità sono frutto del lavoro di un nuovo team del quale Soghoiannon fa più parte. Lui adesso lavora per Omni Group, storico sviluppatore da sempre apprezzato per varie app Mac e iOS.

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