Un anno dopo la morte del suo co-fondatore, Steve Jobs, Apple è cambiata ma è forte come e più di prima. Lo affermano alcuni analisti interpellati da Computerworld, come ad esempio Dany Gaspar, direttore per le strategie digitali alla Levick, una società di Washington che si occupa di comunicazione. Gaspa elogia la decisione con la quale l’attuale amministratore delegato di Apple, Tim Cook, ha concesso dividendi agli azionisti, una mossa che Jobs ha sempre considerato con riluttanza. Carolina Milanesi, analista e vice presidente di Gartner, vede una Apple differente ma non è sicura se essa è diversa per l’assenza di Jobs o per una combinazione dell’assenza del defunto CEO e del diverso mercato odierno. La Milanesi fa l’esempio della criticata nuova versione dell’applicazione Mappe di serie con iOS6, affermando che le scuse di Cook sono la prova del non volersi mettere sulla difensiva come Jobs avrebbe forse fatto, una strategia che ci presenta una Apple in parte nuova e in parte ancora in grado di seguire idee che Jobs avrebbe approvato.
L’idea che Apple è, in parte nuova e in parte “vecchia”, e opera come avrebbe fatto se alla guida ci fosse Jobs si fonda su alcuni esempi concreti: «Prendete il MacBoook Pro con display Retina – dice, invece, Ezra Gottheil, analista di Technology Business Research – ricorda in tutto un prodotto di Jobs, con prezzo alto e aggressivo allo stesso tempo, un espediente del defunto CEO. Per Gottheil anche il rumoreggiato iPad Mini è un prodotto che Jobs avrebbe voluto» e per la Milanesi anche l’abbandono delle mappe di Google è una mossa alla Jobs.
Nell’immediato Gaspar non vede alcun problema per l’azienda. Ma il futuro misurerà l’effettiva creatività e capacità di innovare di Cook: 12 mesi secondo una gran parte degli analisti, sono pochi per valutare dove sta andando Apple senza il mentore di un tempo. Ci vorrà almeno un altro anno per giudicare. Tim Cook sta ancora lavorando all’ombra di Jobs, benché tutto sembri provare che fino ad ora – gli analisti concordano – la sua esecuzione è brillante. “Apple è più vigorosa che 12 mesi addietro”, dice Gottheil, “non è stata in alcun modo colpita o condannata dall’assenza di Jobs”, è un’impresa ancora incredibilmente forte, anche se il genio non c’è più”.
Anche Gaspar è concorde e vede Apple forte: “Hanno più concorrenti e sanno che questi si stanno muovendo in fretta ma nonostante questo sono in grado tenere salda la presa sul mercato”. Gli osservatori di lunga data, come Gottheil, notano come ll’assenza di Jobs è evidente in concomitanza agli annunci di nuovi prodotti, “magie” che perdono il loro fascino senza le presentazioni del defunto CEO. La Milanesi sottolinea lo stesso concetto: «Jobs era sempre atteso da tutti per far conoscere al mondo “The Next Big Thing”, innovazioni straordinarie che in qualche modo avrebbero cambiato il settore ma che nel mondo di oggi non potremo vedere più di anno in anno ma forse solo ogni cinque o dieci anni». «Non capita di avere gente come Jobs molto spesso – dice Gottheil, – era lì dall’inizio, alla stregua di un artista che ha fatto nascere un movimento o una nuova forma d’arte, definendo regole e tracciando le basi che altri (la nuova Apple) dovranno seguire»
[A cura di Mauro Notarianni]