Un’interessante intervista della BBC a Brian McClendon, responsabile di Google Maps, rivela alcuni interessanti retroscena sulla nascita del più popolare servizio di mappe online, senza tralasciare qualche frecciatina a tutti competitor, come Apple, che invece pensano di offrire un servizio di mappatura basandosi solo sui dati di fornitori terzi.
McClendon spiega infatti come Google inzialmente avesse lanciato anch’esso il servizio licenziando i dati relativi alle mappe da altri fornitori come Tele Atlas o Navteq; Google però voleva migliorarsi e creare della mappe proprie. Per questo motivo lanciò il progetto Ground Truth che si prefiggeva di raccogliere direttamente i dati geografici da integrare con quelli forniti dai licenziatari delle mappe già in uso.
L’esempio più conosciuto è certamente StreetView, servizio molto popolare soprattutto per la visuale in prima persona a 360 gradi sulle strade, ma sfruttato anche da Google per tracciare le strade, i nomi delle vie, le deviazioni e tutte le informazioni necessarie ed utili per poter creare un servizio di mappatura non solo affidabile ma anche aggiornabile con facilità.
Il successo di Google Maps, sostiene McClendon, è legato anche alla rapidità di aggiornamento per quanto riguarda le variazioni cartografiche, processo che invece può impiegare mesi quando gli aggiornamenti devono essere applicati a dati terzi e non proprietari. Per Google quindi la discriminante resta Street View e il fatto che, diversamente da Apple ad esmepio, Google sia in grado di contribuire attivamente alla sue mappe, senza dover fare esclusivo affidamento a terze parti.
Google manterrà l’impegno nei confronti di tutti gli utenti, inclusi gli utenti iOS; sebbene non si faccia esplicito riferimento ad una app dedicata, McCledon conclude: “Vogliamo avere una presenza su tutti i dispositivi; che si tratti di una mappe basate sul Web o qualsiasi altra cosa, gli utenti saranno in grado di decidere.”
Fonte: BBC