Se IBM vuol portare in tribunale Mark Papermaster, Papermaster non si tira indietro e querela IBM. Un ulteriore, se necessario, surriscaldamento dei rapporti tra la società di Armonk e il suo ex dipendente e manager in pectore di Apple, è stata certificata da una serie di documenti resi noti nel corso della giornata di oggi da alcuni siti americani.
L’azione legale di Papermaster parte dalla nota posizione (sua e di Apple) secondo cui con l’accettazione del posto a Cupertino non si verifica l’infrazione delle clausole contrattuali secondo le quali il dirigente IBM non avrebbe potuto assumere un incarico presso una società concorrente perché Apple ed IBM non concorrono in nessun campo. Gli avvocati di Papermaster sottolineano anche altri aspetti, tra cui l’eccessiva approssimazione dei termini dell’accordo che definirebbero in maniera imprecisa il termine “concorrente”, lasciando adito ad una interpretazione troppo soggettiva.
Secondo Papermaster sussisterebbero anche vizi formali; ad esempio si farebbe appello alle norme legali in vigore nello stato di New York quando la sede di lavoro dell’ex dirigente IBM avrebbe lavorato in Texas e ora starebbe accettando un posto di lavoro in California. In più la durata dell’accordo in base al quale Papermaster non avrebbe potuto assumer un incarico se non dopo un anno dal suo abbandono di IBM è irragionevolmente lunga; secondo i legali dell’ex dirigente di Armonk, ogni segreto industriale in suo possesso sarà vecchio e inutile su un arco di tempo inferiore a quello di 12 mesi fissato dal contratto.
Il giudice che dovrà essere sentire le parti il 18 novembre ha già imposto ad IBM di accantonare 3 milioni di dollari in titoli obbligazionari così da risarcire Papermaster se dal processo Big Blue dovesse emergere sconfitta.