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Forstall: dal progetto Purple al Fight Club; così per iOS tutto ebbe inizio

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Un gruppo di ingegneri e di tecnici d’elite, rigorosamente tutti interni ad Apple, che non sapevano nulla di quel che avrebbero cominciato a fare, tranne il fatto che per anni avrebbero dovuto lavorare duramente come non avevano mai fatto. Ecco come tutto quel che oggi è il mondo iOS è cominciato. A raccontare le origini del sistema operativo di iPhone e iPad è stato Scott Forstall nel corso del processo che Cupertino ha intentato contro Samung.

Il capo del gruppo che si occupa del sistema operativo ha ricordato la fase del concepimento dell’universo mobile di Apple svelando quel che già era parzialmente noto, ovvero che i primi progetti non vertevano intorno ad un telefono, ma ad un tablet. «Mentre riflettevamo al proposito – ha detto Forstall, che in quel momento era ancora solo il responsabile di Os X – io e Jobs cominciammo a discutere di quanto odiosi ci fossero i nostri telefoni. In quel momento cominciammo anche  a ritenere una buona cosa verificare se il sistema operativo che era già stato sbozzato e che doveva essere destinato ad tablet, non potesse essere integrato in qualche cosa che stava in tasca. Avremmo potuto usare quello schermo touch che stavamo integrando con una serie di funzioni come il pinch to zoom e il tap, per un telefono? Ben presto realizzammo che uno schermo che stava in tasca e avesse avuto quelle caratteristiche, sarebbe stato perfetto per un telefono».

Scott Forstall

Jobs assegnò l’incarico di creare il sistema operativo a Forstall con una limitazione non da poco: non avrebbe potuto reclutare nessuno esternamente ad Apple. Così Forstall cominciò una serie di colloqui interni cercando di trovare in Apple quel talento che gli serviva. A nessuno veniva detto quale sarebbe stato il suo incarico; l’unica cosa che il candidato sapeva era che «per molti anni avrebbe dovuto lavorare duramente come non aveva mai fatto, rinunciare al riposo del fine settimana e alle notti. Quello che volevamo – ha aggiunto Forstall – era creare qualche cosa di eccellente senza che nessun altro scoprisse che costa stessimo facendo. Volevamo fare un telefono che avremmo amato, quel telefoni che avremmo voluto per noi stessi»

Apple, così, sequestrò, quasi letteralmente, un piano dell’edificio di Cupertino e lo mise in sicurezza. Collocò delle videocamere, chiuse le porte con chiavi magnetiche; in molti casi era necessario, per raggiungere una certa zona, mostrare più e più volte il proprio badge. Poiché il progetto per iPhone si chiamava in codice progetto Purple, la zona dove lavorava il team prese il nome di “Camerata Purple”. La gente che era parte del gruppo stava dentro a quelle stanze tutto il giorno; ciascun membro si identificava perché quando tornava a casa la sera puzzava di pizza. Nessuno poteva dire che cosa faceva e per cosa stava lavorando e per questo qualcuno paragonava il progetto Purple al Fight Club. Come nel film la prima regola era non parlare del Fight Club, per chi lavorava al progetto Purple la prima regola era non parlare del progetto Purple.

Forstall ha poi spiegato quali fossero state le prime sfide da vincere: «abbiamo dovuto disegnare una nuova interfaccia da zero. Tutto quel che avevamo era costruito per funzionare con un mouse e una tastiera. Qualcuno pensava che dovessimo partire da un tastierino come quello di RIM che allora andava per la maggiore, ma anche se fummo bollati come pazzi, era esattamente quel che non volevamo fare».  Un altro aspetto che Apple voleva assolutamente fosse parte caratterizzante di iPhone era la possibilità di avere tutta Internet nel telefono, non la “mini Internet” rappresentata dal WAP, il protocollo che caratterizzava i cellulari di quegli anni. Interpellato su quali siano state le difficoltà in questo ambito, ingegnerizzare una interfaccia da controllare interamente con un dito, Forstall ha detto che i problemi da superare sono stati «immensi. Ho dedicato a questo anni della mia vita».

Il manager Apple ha poi ricordato come è stato immaginato il brevetto 163 che porta la sua firma e che ruota intorno al doppio tap per ingrandire il contenuto di una pagina Internet e ne ha sottolineato l’importanza.

Nella parte finale della deposizione Forstall è stato interrogato dagli avvocati di Samsung che hanno cercato, usando alcune mail interne di Apple, di far ammettere al capo del gruppo iOS che anche a Cupertino ci si era “ispirati” a telefoni della concorrenza. Ma Forstall ha ripetutamente tenuto il punto, sostenendo che tutto quel che Apple ha fatto, è stato prendere in esame i concorrenti solo per vedere come i loro telefoni funzionavano sotto il profilo tecnico e in particolare come gestivano le chiamate. «Mai abbiamo usato un telefono della concorrenza per avere in riferimento per quanto riguarda il design», aggiungendo poi: «penso che sia accettabile nell’industria usare un prodotto concorrente per misurarne le performances, ma non è lecito copiare quel che fanno gli altri».

Quando un avvocato di Samsung ha chiesto se Forstall ha mai detto a qualcuno di copiare qualche cosa che ha fatto la concorrente, il dirigente di Apple si è risentito e ha replicato; «Quel che volevamo fare era creare qualche cosa di eccellente, e per questo non avevamo alcuna ragione di guardare quel che stavano facendo loro»

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