Un minisconto che non cambia la sostanza: Microsoft ha torto e deve pagare. Questo il succo della decisione della corte di seconda istanza cui Redmond si era rivolta per richiedere uan revisione della sentenza con cui 4 anni fa era stata colpita con una pesante multa di 899 milioni di euro per la mancata divulgazione di informazioni sulla versione serve di Windows, un’azione che l’Unione aveva considerato come anticompetitiva.
Grazie alla revisione Microsoft dovrà versare “solo” 860 milioni di euro, una riduzione che tiene conto di alcune delle istanze degli avvocati delle Finestre, ma anche la corte di appello di fatto riconosce le pratiche anticompetitive e la correttezza delle procedure messe in atto dalla Commissione che secondo Joaquin Almunia, commissario dell’anti-trust europeo hanno «portato sul mercato una serie di prodotti innovativi che altrimenti non avrebbero visto la luce del giorno»
La diatriba tra Microsoft e la Commissione Europea è costata complessivamente 1,7 miliardi di euro al colosso di Remond: oltre alla multa confermata oggi ricordiamo 497 milioni di euro nel 2004 a cui si sono aggiunti altri 281 milioni di euro in entrambi i casi per pratiche anti-concorrenziali. Microsoft era stata pesantemente colpita anche per avere differito, secondo l’UE in maniera dolosa, le procedure imposte per aprire il mercato.
La sentenza contro Microsoft di oggi suona come un severo ammonimento per i colossi sotto esame da parte dell’anti-trust europeo. Tra pochi giorni Google dovrà rispondere dalle accuse di abuso di posizione dominante: se la difesa fallirà Big G potrebbe incappare in una multa record che può arrivare fino al 10% dei propri ricavi globali. Nei primi giorni di luglio Intel cercherà di ribaltare una precedente sentenza della commissione che impone al colosso dei processori di Santa Clara di pagare una multa di 1,06 miliardi di euro, la più alta finora emessa, anche in questo caso per pratiche anti-concorrenziali relative alla guerra con AMD tra il 2002 e il 2007.