La funzione più gettonata e curiosa di Google Arts & Culture sbarca in Italia. Stiamo parlato della capacità da parte dell’applicazione dedicata al mondo dell’arte di trovare il vostro doppio nell’enorme quantità di ritratti che il programma ha archiviato, andando alla loro ricerca nelle gallerie e musei di tutto il mondo.
Il selfie “artistico”, perché di questo in sintesi si tratta, c’è da tempo. Inizialmente era pò disponibile solo in qualche stato americano (non in tutti gli USA), poi poco per volta si è diffuso anche all’estero ed ora è anche a portata di tap degli italiani. Come funziona? Più semplice di così non si potrebbe. Ci si scatta un selfie dentro l’app, si autorizza Google a utilizzarlo (ma solo per il tempo necessario a trovare il nostro doppio) ed ecco che l’app ci fa trovare una immagine di un volto dipinto da qualche artista del passato e, se siamo fortunati, esposto in qualche grande galleria. Alla base, ci sono tecnologie sofisticate di machine learning e di apprendimento automatico basate sulla computer vision e il riconoscimento automatico dei volti. Tutto molto complesso e tutto concentrato nel cloud, al punto che dalla nostra prospettiva di utenti appare semplicemente magico l’accostamento. E funziona anche abbastanza bene.
La app di per sé è disponibile da più di un anno e mezzo, come dicevamo: ma i “fine art doppelgänger”, i doppi del mondo artistico, sono una funzionalità nuova che evidentemente tocca profondamente il narcisismo degli utenti. Scoprire a chi somiglia il proprio volto fra le opere classiche di un determinato periodo o dell’intera storia dell’arte è una funzionalità davvero stuzzicante e una soluzione interessante e furba, visto che permette di sfruttare al meglio l’addestramento dei sistemi di machine learning e riconoscimento automatico dei volti, la computer vision che per esempio Apple come Google utilizza per riordinare le foto degli utenti in maniera tale che lo stesso volto venga messo nella stessa raccolta delle varie fotografie.
Ma questo fa sfruttare al meglio anche uno dei progetti di Google, quello relativo all’arte, che ha visto l’azienda fotografare e digitalizzare buona parte del patrimonio artistico globale. Su questa enorme mole di immagini d’arte Google fa girare il suo software di riconoscimento dei volti e poi allenta i parametri per consentire di trovare non le identità ma le somiglianze. Da qui l’idea di mettere in piedi questa sorta di gioco social narcisistico basato sui selfie e la somiglianza magari con figuranti o personaggi secondari di pannelli sacri, piuttosto che ritratti più o meno famosi.
Google non ha spiegato perché la funzione non è stata resa disponibile inizialmente a tutti, ma l’ipotesi più probabile è che Google Arts&Culture sia affidata solo ad alcuni dei datacenter della grande G e quindi non le sia stata assegnata ancora abbastanza potenza di calcolo per poter essere usata da tutti gli utenti che l’hanno scaricata. Ma il successo su iOS è tale che probabilmente ha preso in contropiede l’azienda californiana.
Sta di fatto che grazie a questa funzione, da qualche tempo Arts&Culture è diventata molto popolare. In realtà anche senza la funzione dei selfie artistici per cercare il proprio doppio dipinto, la app di Google è comunque piacevole da usare e utile: permette infatti di fare tour virtuali di insiemi di opere d’arte, avere informazioni di musei e mostre in corso, e poi di fotografare un quadro per avere immediatamente informazioni e approfondimenti relativi all’opera, all’artista che l’ha dipinta e alle circostante attorno al quadro o alla storia dei personaggi. Una sorta di guida globale all’arte del pianeta, molto orientata all’arte classica europea e statunitense, ma comunque gratuita e di valore.
L’app è disponibile gratis da questa pagina di App Store per iPhone e iPad, invece da qui per Android.