È già avvenuto in passato con con AT&T e Standard Oil: le due multinazionali USA erano diventate troppo grandi e potenti, così il governo statunitense è intervenuto per regolamentare il mercato o imponendo lo smembramento in diverse aziende più piccole. Lo stesso potrebbe accadere in futuro per Apple, Amazon, Facebook, Google e altri colossi della tecnologia che diventano sempre più grandi, potenti e con posizioni di rilievo sui mercati in cui operano.
Il Wall Street Journal riporta alcune percentuali che offrono una rapida idea della posizione di dominio raggiunta in alcuni casi. Per esempio negli USA Google controlla l’89% delle ricerche online, mentre il 95% dei giovani adulti statunitensi utilizza un prodotto Facebook, mentre Amazon domina il 75% delle vendite di libri digitali. Ma probabilmente le situazioni più diffuse non sono quelle di tipo monopolistico, con una sola azienda che domina su tutto, bensì i casi di duopolio. Per esempio Google e Facebook insieme hanno raccolto il 63% della pubblicità online nel 2017, mentre Google e Apple rappresentano il 99% dei sistemi operativi mobile, così come Microsoft e Apple contano per il 95% dei sistemi operativi per computer desktop.
Considerando le posizioni assunte sul mercato, non sorprende che sempre più critici suggeriscano regolamentazione e smembramento anche per i colossi IT. Ma a differenza dei casi classici AT&T e Standard Oil per le società IT sembra mancare una motivazione fondamentale a procedere, almeno fino a oggi. Infatti nei casi citati l’intervento del governo è stato deciso per evitare che la posizione dominante potesse danneggiare i consumatori, per esempio con il rialzo dei prezzi oppure bloccando l’innovazione. Viceversa, in generale le società IT, ogni anno introducono nuovi prodotti con tecnologia e funzioni sempre più evoluti, spesso con prezzi più contenuti.
Sempre negli Stati Uniti nel 2013 durante una indagine su Google, la Federal Trade Commission decise di non procedere perché nonostante i danni arrecati alle società concorrenti, Big G aveva operato per servire meglio i propri clienti. In base a questo metro di giudizio una società non rischia né regolamentazione né smembramento, indipendentemente dalle dimensioni raggiunte o dalla posizione dominante, a patto che continui a fare la cosa giusta per i consumatori.
Valutazione e giudizio che però possono non essere condivisi, come per esempio è già avvenuto fuori dagli USA, in Europa. Qui viene ricordata la multa di 2,9 miliardi di euro comminata a Google insieme all’obbligo di modificare i risultati delle ricerche. In questo caso i regolatori Eu ritengono che la riduzione dei potenziali concorrenti sia intrinsecamente negativa sia per la concorrenza che per i consumatori.
Le conclusioni, seppur non definitive, sono a favore di Cupertino, infatti pur avendo raggiunto dimensioni ciclopiche Apple non risulta dominante in nessun mercato, anzi controlla solo percentuali minori sia nel settore desktop che mobile. Per Bruce Hoffman, responsabile per la concorrenza in FTC, il miglior criterio di valutazione rimane quello del benessere dei consumatori. Ma nel caso di aziende IT l’intervento del governo potrebbe risultare più efficace con nuovi sistemi, per esempio con l’obbligo di fornire agli utenti tutti i propri dati personali, come il social graph sui social come Facebook, l’archivio di tutte le ricerche effettuate per Amazon o Google, in modo che gli utenti possano prelevare tutti i dati che li riguardano e trasferirli a una società o servizio concorrente.