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Report e dichiarazioni sulla bassa redditività dei servizi di musica in streaming sono numerosi e circolano da anni, questa volta però l’indicazione è precisa: Tidal potrebbe fallire nel giro di 6 mesi. La previsione del collasso finale sembra provenire direttamente da documenti della società che risalgono a gennaio: quando Sprint ha acquisito il 33% di Tidal iniettando 200 milioni di dollari, la nota indicava una riserva di capitale sufficiente per operare per altri 12-18 mesi, quindi al massimo entro la metà del prossimo anno.
Non è la prima volta che emergono previsioni cupe per Tidal, ma anche in questo caso la società nega la situazione drammatica ribattendo che invece prevede di raggiungere profitti per la metà del 2018. «Abbiamo vissuto storie negative su Tidal sin dal suo inizio e non abbiamo fatto altro che accrescere l’attività ogni anno» ha dichiarato un portavoce della società in risposta al report di Engadget. La previsione del fallimento entro 6 mesi parte dalla Norvegia: secondo una testata locale le perdite per il 2016 ammonterebbero a 44 milioni di dollari, mentre il rapper e fondatore Jay-Z e altri soci avrebbero già perso qualcosa come mezzo miliardo di dollari.
Fin dalla sua costituzione Tidal si è proposto come un servizio di musica in streaming di alta qualità, con brani Hi-Fi riprodotti con codec lossless FLAC e ALAC. Distinto dalle altre offerte per il catalogo con esclusive di artisti rinomati in USA tra cui appunto il fondatore Jay-Z, ma anche Beyonce e altri ancora, il tutto con compensi più alti previsti per star e autori. Secondo alcuni è proprio questo fattore che potrebbe aver portato ai conti in rosso della società.
Ma mentre Spotify riesce ancora a rimanere il sevizio di musica in streaming più gettonato nel mondo (60 milioni di utenti) e Apple Music continua a crescere, ora oltre la soglia di 30 milioni di utenti, da mesi circolano dubbi sull’effettivo numero degli abbonati Tidal. Il servizio costa 19,99 dollari al mese, quindi circa il doppio rispetto ai concorrenti.
A gennaio la società aveva comunicato di avere 3 milioni di utenti, ma secondo alcuni dati interni potrebbero essere solamente 1,2 milioni. Ora suonano ancora più sibiliine le dichiarazioni di Jimmy Jovine, manager veterano della musica alle redini di Apple Music, secondo il quale lo streaming non è un business profittevole quando non si hanno a disposizione altre fonti di entrata, un chiaro riferimento ad Apple, Amazon ma anche Spotify e Tidal.