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Broadcom, l’azienda statunitense operante nel settore dei semiconduttori, nei circuiti integrati e nelle reti di telecomunicazione, sta valutando l’acquisizione di Qualcomm, la società di San Diego che si occupa, tra le altre cose, dei chip-modem integrati in molti smartphone e tablet.
Stando a quanto riferisce Bloomberg, Broadcom avrebbe intenzione di mettere sul tavolo oltre 100 miliardi di dollari, il più grande tentativo di acquisizione mai tentato da parte del produttore di chip.
Broadcom avrebbe parlato con i suoi consiglieri della potenziale operazione, pensando a un’offerta di 70$ per azione comprensiva di contanti e titoli, offerta che dovrebbe essere resa pubblica nei prossimi giorni. Stando a persone informate dei fatti, la decisione se effettivamente procedere, non è stata ancora definita.
Grandi e piccole fusioni sono comuni nel mondo dei produttori di componenti. A ottobre dello scorso anno Qualcomm ha annunciato l’acquisizione di Nxp, corrispondente a una spesa di 47 miliardi di dollari per avere accesso a tecnologie, brevetti e clienti nell’ambito dell’automotive, dell’Internet of Things, delle reti wireless, della logistica e del retail. Per l’acquisizione di NXP, Qualcomm attendere ancora il via libera delle autorità di regolamentazione europee. In caso di acquisizione, sarà interessante capire cosa succedere con le varie battaglie in corso tra Qualcommm e Apple.
Broadcom, nata come Avago Technologies (spin-off della divisione di chip di HP), nel 2013 ha acquisito LSI per 6,6 miliardi di dollari; due anni dopo ha rilevato Emulex per 600 milioni; nel 2016 ha comprato Broadcom per 37 miliardi, operazione che ha permesso alla società di spostare il suo domicilio a Singapore attraverso una operazione di “inversione fiscale”, procedura che l’amministrazione Obama ha cercato di limitare e che anche Trump ha criticato. Dopo tale transizione, Avago fu rinominata Broadcom. Secondo alcuni osservatori l’operazione permetterebbe di sbloccare a Washington l’acquisizione per 5,5 miliardi di dollari di Brocade (che ha sede fuori dagli USA) e semplificare altre operazioni strategiche di fusione e acquisizione.