Eccessivi straordinari, condizioni di sicurezza non sempre rispettate, paghe da adattare al reale costo della vita e sindacati non rappresentativi, ma anche un sistema di produzione non diverso nè più duro di quello della media del sistema cinese. Ecco quello che la Fla, la Fair Labor Association, un gruppo costituito da università, realtà non profit e aziende, che si occupa di valutare le condizioni in cui si trovano sul luogo d’impiego i lavoratori, ha rilevato dopo tre settimane di ricerche ed indagini negli stabilimenti in cui Apple produce i suoi dispositivi e computer. La ricerca i cui esiti sono stati pubblicati sul sito della FLA ed è stata frutto di 3000 ore di lavoro di ispettori che per tre settimane hanno intervistato in maniera anonima più di 32mila dipendenti e visitato palmo a palmo gli impianti, non rappresenta forse la parola fine ad un serie di polemiche scatenate da diverse realtà dell’informazione americana, ma certo una base oggettiva su cui cominciare a discutere.
Districarsi tra le decine e decine di pagine in PDF e la poderosa mole di tabelle, percentuali, risposte sui più disparati argomenti (da tematiche primarie come la soddisfazione sugli stipendi ai sistemi di protezione dei macchinari, dai rapporti interpersonali, alla qualità del cibo, dalla pulizia dei bagni, all’affollamento delle camerate), non è sicuramente facile, ma quel che appare con evidenza prima di ogni altra cosa tra i problemi è la quantità eccessiva di ore di lavoro: «un problema simile a quello che si verifica in tutta la Cina», ha detto l’amministratore delegato della FLA Auret van Heerden.
La FLA ha operato sugli impianti Foxconn di Guanlan, Longhua e Chengdu dopo che Apple, in via volontaria, si è iscritta all’associazione dando il via indirettamente al processo di analisi delle condizioni di lavoro dei dipendenti dei suoi fornitori, riscontrando nel corso dell’ultimo anno in tutti e tre gli impianti il frequente superamento non solo delle 60 ore di lavoro, straordinari inclusi, alla settimana, limite massimo ritenuto equo dalla FLA stessa, ma anche il limite legale cinese di 40 ore alla settimana più 36 ore di straordinario al mese. In alcuni periodi dell’anno i dipendenti hanno lavorato più di sette giorni la settimana senza avere 24 di riposo. La FLA ha anche riscontrato pagamenti non equi per le ore di straordinario e raccolto da un grande numero di dipendenti (il 64% degli intervistati) l’impressione di non essere pagato a sufficienza per sostenere una vita dignitosa e soddisfare le esigenze basilari.
Un numero considerevole dei circa 160mila dipendenti dei tre impianti, si sente insicura sul lavoro e non coperta a sufficienza sotto il profilo della salute e della tutela dagli infortuni. Ben il 43% dei dipendenti ha dichiarato di avere subito e assistito ad un incidente di qualche tipo (da semplici infortuni a persone coinvolte in scontri tra veicoli degli impianti).
Infine secondo la Fair Labor Association, i sindacati negli stabilimenti Foxconn sono poco rappresentativi in quanto dominati da manager dell’azienda che si sono anche assunti il compito di difendere i diritti dei lavoratori, determinando una scarsa rappresentatività delle reali esigenze degli operati.
In conseguenza di quanto riscontrato la FLA, Foxconn ed Apple si sono accordati per correggere questi problemi che inficiano la qualità della vita, non solo quella lavorativa, dei dipendenti Foxconn. In particolare Foxconn ha deciso di ridurre gli orari, riportandoli negli standard legali cinesi che sono di 49 ore la settimana, straordinari inclusi; questo significa una riduzione delle ore di lavoro straordinario da 80 a 36; la FLA ritiene questa decisione molto importante visto che nel settore tecnologico il problema delle ore di straordinario è uno dei più scottanti e difficili da affrontare. Altrettanto rilevante è il fatto che Foxconn non farà ricadere sulle spalle degli operai la riduzione delle ore di lavoro; in collaborazione con Apple saranno creati dei pacchetti di aumenti di stipendio per mantenere inalterate le paghe pure a fronte di una riduzione delle ore di straordinario. In più Apple si impegna a fornire il suo sostegno economico per risarcire retroattivamente i dipendenti che non hanno ricevuto un pagamento corretto per le ore di straordinario lavorate. Apple e Foxconn si sono anche impegnate a condurre una valutazione per determinare i pagamenti dovuti ai dipendenti. Infine le ore di straordinario saranno pagate di più e saranno anche risarciti gli incontri di lavoro al di fuori degli orari stabiliti.
La riduzione delle ore di straordinario si tradurrà, secondo alcune valutazioni, nel reclutamento di decine di migliaia di nuovi dipendenti che andranno a coprire i turni di lavoro lasciati scoperti dal taglio agli orari. L’aumento dei costi di straordinario, invece, significa spese superiori per milioni di dollari ogni mese ma anche di riscontro un significativo miglioramento delle condizioni di vita dei dipendenti Foxconn.
Sempre a margine delle compensazioni in denaro, la FLA svolgerà in collaborazione con Foxconn indagini sul costo della vita a Shenzhen e Chengdu per stabilire il costo della vita e valutare il livello degli stipendi in rapporto alle esigenze di base dei lavoratori che si trovano ad abitare e lavorare nella zona.
Per quanto riguarda la sicurezza, alcuni problemi (come uscite di sicurezza non funzionanti, mancanza di protezione personale, permessi mancanti e mancato rispetto di alcune normative) sono stati corretti nel corso dell’ispezione stessa. Foxconn si è impegnata a modificare le procedure di segnalazione degli infortuni sul lavoro, segnalando tutti quelli che occorreranno nel corso della produzione e non solo quelli che determinano un fermo della produzione come è stato fino ad oggi. La FLA sottolinea di avere comunque già verificato migliori condizioni di sicurezza in alcuni dei capannoni dove si producono prodotti Apple. In particolare sono stati rese più sicure le aree dove si lavorano i prodotti in alluminio.
Infine Foxconn ha consentito a creare un programma per i lavoratori stagionali, per la stragrande maggioranza studenti, così che essi possano godere di un sistema di sicurezza sociale, di programmi di assistenza e della protezione necessaria per avere una produttiva, sicura e formativa esperienza di lavoro.
«L’adesione alla Fair Labor Association – dice Auret van Heerden, Presidente e CEO della FLA, – è volontaria, ma quando accade che una società come Apple aderisce ad essa, siamo noi a stabilire le regole d’indagine e chiediamo libero accesso ad ogni fornitore. Controlliamo le informazioni, decidiamo come pubblicare i riscontri alle indagini e stabiliamo quel che si deve fare per porre rimedio ad eventuali problemi riscontrati. Se quel che abbiamo stabilito sarà rispettato – aggiunge Van Heerden – sarà significativamente migliorata la vita di più di 1,2 milioni di dipendenti e stabilito un nuovo standard per gli impianti cinesi». La speranza della FLA è che quando accadrà, sperabilmente alla Foxconn, una delle più grandi realtà di produzione al mondo, diventi un riferimento per l’intero mercato del lavoro cinese che soffre, come accennato, nella sua interezza degli stessi problemi, problemi che anzi in aziende più piccole e meno sotto gli obbiettivi della stampa internazionale di quanto non lo sia Foxconn a causa del suo legame, con Apple (e con decine di altri grandi gruppi mondiali come Microsoft, Nokia, Rim, Motorola, Sony, solo per citarne alcuni), sono anche peggiori.
Apple ha rilasciato una breve dichiarazione a margine della pubblicazione della ricerca: «pensiamo che dare un maggior potere decisionale ai dipendenti e aiutarli a comprendere meglio i loro diritti sia un fattore essenziale. Apple ha lavorato per anni in questa direzione». Foxconn, invece, per ora tace.
La FLA sottolinea che sarà dato un seguito agli studi compiuti fino ad oggi e che saranno verificate in fasi successive le implementazioni delle raccomandazioni dettate. Saranno anche pubblicati in futuro rapporti successivi sui progressi riscontrati.