L’Antitrust ha ragione, Apple ha torto, anche se la sentenza finale sulla contesa che vede su due fronti opposti l’azienda di Cupertino e l’autorità che regola il mercato è differita al 9 maggio. Questo quanto è scaturito oggi dall’udienza del TAR del Lazio che ieri, come preannunciato da Macitynet, aveva preso in esame il ricorso inoltrato dalla filiale italiana della Mela a proposito della notissima questione delle garanzie.
Secondo la prima sezione del tribunale amministrativo, presieduta da Roberto Politi, riferisce Repubblica, non può essere accolta la richiesta di sospendere la delibera dell’Antitrust che condanna Apple al pagamento, in totale, di 900mila euro per avere messo in atto due pratiche commerciali scorrette: mancata informazione sui diritti di garanzia per il secondo anno sui suoi prodotti “ostacolando l’esercizio degli stessi e limitandosi a riconoscere la garanzia convenzionale del produttore di 1 anno” e “avere fornito informazioni tali da indurre i consumatori a sottoscrivere un contratto aggiuntivo (la Apple Care NDR) quando la ‘copertura’ del servizio a pagamento si sovrappone in parte alla garanzia legale gratuita prevista dal codice del consumo”. Secondo il TAR in effetti, “l’’informazione circa la garanzia biennale non sarebbe chiaramente nè adeguatamente veicolata attraverso i canali informativi della società”.
Viene invece sospesa, in attesa del pronunciamento nel merito della sentenza, la parte in si cui si davano 90 giorni di tempo ad Apple per inserire sulle confezioni di Apple Care l’indicazione sull’esistenza, la copertura e gli effetti della durata biennale della garanzia di conformità, forse la parte più decisiva e strategica per l’impatto che avrebbe sulla comunicazione e di conseguenza sull’informazione dei clienti.
Insomma, in termini pratici Apple è costretta a pagare e in via transitoria deve adempiere anche alle altre richieste inoltrate dell’Antitrust, tra cui la corretta informazione ai clienti e non può limitarsi a riconoscere un solo anno di garanzia come avrebbe fatto fino ad oggi, ma anche dare copertura per vizi di conformità anche per il secondo anno. Ma non deve modificare per ora l’informazione e la pubblicità, in attesa che ci sia un pronunciamento nel merito e definitivo. Il magistrato ha evitato di imporre ad Apple di cambiare la comunicazione perchè nel caso il 9 maggio dovesse essere sovvertita la sentenza dell’Antritrust e in commercio ci dovessero essere già scatole Apple Care con scritte modificate e sul sito ci fossero note per i clienti in adempimento a quanto disposto a fine dicembre, si verificherebbero danni gravi ed irreparabili per Apple.
Ora, a fronte di quanto accaduto, resta da vedere che cosa farà Altroconsumo che ha aperto un fronte parallelo a quello dell’Antitrust. L’Associazione dei consumatori ancora oggi, in attesa della sentenza, si era dichiarata pronta una azione inibitoria davanti al Giudice Civile, «perchè sia quest’ultimo ad imporre ad Apple di modificare i propri comportamenti» e auspicava «tempi rapidi per una decisione» del TAR e che il Collegio «rigetti la richiesta di sospensiva formulata da Apple». La sospensiva non c’è stata, ma chi acquista un’Apple Care o naviga sul sito Apple, non avrà quella comunicazione più chiara che chiedeva l’Antitrust e che vuole assolutamente anche Altroconsumo, una situazione che non può soddisfare pienamente Altroconsumo.