Agli americani piace giocare e sperimentare con modelli di business e tecnologie diverse, e soprattutto hanno smesso di dire che c’è la crisi per la stampa e stanno cercando di fare qualcosa per trovare correttivi e soluzioni al problema anziché dibattiti e tavoli di concertazione. Per questo adesso si assiste a una innovazione di nuove riviste in formato mini, che vanno sul piccolo (ma super-definito e interattivo) schermo dell’iPhone.
A pensarci bene era logico: l’iPhone è costantemente collegato a Internet, intuitivo da usare come interfaccia multi-touch, dotato di un centro di pagamento autonomo che è l’account di iTunes. Quindi, cosa meglio per far partire una serie di micro-pagamenti con finalità di nuovi prodotti editoriali, magari anche multimediali?
Nei mesi scorsi abbiamo testimoniato lo sbarco di fumetti: dalle versioni digitali dei fumetti prequel di film (come lo Star Trek di JJ Abrams) a quelli finto-manga e di carattere più performativo. Ancora, sono sbarcati la metà di mille differenti libri gratuiti, in realtà semplici testi fuori copyright e incapsulati dentro applicazioni monouso per la lettura (sempre in inglese ma anche in italiano). A questo sono seguiti software che consentono di sfogliare riviste e libri interi. A partire da quelle realizzate da Amazon (Kindle per chi ha l’account iPhone degli USA) e Barnes & Noble, oltre all’immancabile Stanza, che è gratuito e più flessibile.
Ma sono anche arrivate altre cose: ScrollMotion ha creato un suo player per libri e riviste e giornali, come spiegano qui presentando Iceberg Reader. E oltre a questo, sono saltati fuori decine e decine di mini-giornali e mini-riviste minimal, creative, innovative, flessibili e rimpaginabili sul minischermo dell’iPhone: Seventeen Fashion Finder ma anche McSweeney’s, Runner’s World , la versione digitale del mitico Sport Illustrated dedicato ai costumi da bagno, le numerose applicazioni interattive di sport, realizzate soprattutto dal network sportivo Espn, e altre ancora che seguiranno.
Non è chiaro se il modello sarà quello di avere singole applicazioni per quanto riguarda i singoli editori o le singole testate, oppure dei grandi aggregatori oppure altri modelli ancora. Di sicuro, tutta questa energia che viene messa in campo ancora non è percepita dalle nostre parti, dove solo pochi gruppi editoriali si sono mossi e in modo alquanto pasticciato.