Kindle Fire flop economico oppure successo clamoroso di una strategia di business che, anche se non inventata da Amazon, di sicuro è stata spinta allo stremo dalla società di Seattle? I report sui profitti e le analisi delle società di ricerca specializzate pubblicati in questi giorni delineano uno scenario con i contorni non ancora definiti, ma che potrebbe far propendere per la seconda ipotesi.
Partiamo sui dati delle vendite e della produzione. Nonostante non sia ancora distribuito in molti Paesi (per l’Italia ad esempio non è neppure certo che il Fire arriverà), durante i mesi passati caratterizzati dai regali natalizi è stato un vero e proprio successo, con una produzione di circa 6 milioni di pezzi nell’ultimo trimestre. Stando a quanto riporta Digitimes, sito taiwanese molto attento e vicino ai produttori asiatiche di componenti elettroniche, però, per l’avvio del 2012 è attesa una produzione intorno a 3 milioni di dispositivi.
Digitimes riporta fonti interne alle società produttrici di schermi multitouch tra le quali Wintek, che comunque non si dicono preoccupate: nonostante si tratti praticamente di un dimezzamento, il calo era atteso e in linea con periodo post festivo. Ma è proprio la tranquillità di queste aziende a dare, almeno in parte, un’impressione non del tutto rassicurante sul mercato del Fire: Wintek non si aspetta infatti alcun calo di fatturato totale, supportato dagli ordini di Apple per il suo iPad, che rimarranno costanti. Insomma per il principale concorrente del Kindle (e di tutti gli altri tablet), non si prevede questo calo “fisiologico”.
Ma è l’analisi sui profitti l’elemento più interessante che riguarda il Kindle Fire. Secondo un’indagine condotta da IHS iSuppli a metà novembre, con un prezzo al dettaglio di 199 dollari e un prezzo di costruzione che dovrebbe attestarsi su poco meno di 202 dollari, Amazon perderebbe tra i due e tre dollari a pezzo. E i profitti? Lasciando da parte le considerazioni sulle differenze tecniche, è questo a segnare la maggiore differenza non solo dall’iPad, ma anche dai prodotti di RIM Samsung e da tutti gli altri tablet. Il modello economico di Amazon per il Fire, così come per tutti gli altri dispositivi della famiglia Kindle, prevede che i reali incassi arrivino dall’acquisto di applicazioni e contenuti. A dare che questo modello funziona sono le cifre date dalla banca di investimenti Rbc Capital, secondo quanto riporta All ThingsD. «Stimiamo che nell’arco di vita media di ciascun modello Amazon possa generare un reddito 136 dollari con acquisti di contenuti», dice l’analista della banca Ross Sandler. Da dove arrivano questi ricavi aggiuntivi? Per lo più dai libri elettronici – l’80% dei possessori del tablet ne ha acquistato almeno uno nei primi 60 giorni dall’acquisto e il 58% ne ha comprati tre -, poi dalle app, comprate dal 41%.
Dunque il tablet come una vera e propria commodity, una semplice porta per portare i consumatori su un mercato che è il vero e proprio generatore di utili. E’ ancora presto per capire se questa strategia si dimostrerà vincente sul lungo periodo. Di certo è lontana anni luce da quella della “passione per il prodotto” su cui si fonda Apple, che ad oggi domina il mercato tablet.