Il nuovo iMac 27 è stata una delle novità più interessanti dell’ultimo WWDC 2017 di Apple (che noi di Macitynet abbiamo seguito da vicino, con diversi approfondimenti sul Keynote e sulle novità) e seppure la forma sia rimasta pressochè invariata rispetto alla precedente versione, l’architettura interna è stata rivista e potenziata, partendo dalla presenza delle porte USB-C e Thunderbolt 3 e finendo con un nuovo comparto di calcolo.
L’occasione era ghiotta e così, dopo aver testato per bene il nuovo MacBook Pro da 15”, abbiamo subito voluto provare anche questo nuovo iMac 27, perché le novità qui sono ancora più grandi dato che l’ultimo update risale a quasi due anni fa e le novità sono più sostanziose. Vi anticipiamo subito che le sorprese sono molte e che vanno ben oltre quello che si nota esteticamente, in verità sotto il profilo del design non c’è nulla da dire, ma che il passaggio generazionale c’è, anche se è tutto sotto il cofano.
iMac 27: un lampo di tuono
Esteticamente, il nuovo iMac 27 2017 appare del tutto identico alla versione precedente, tanto che in redazione ne abbiamo parlato ma alla fine abbiamo deciso di non mostrarvi l’unboxing (come facciamo per le novità, come ad esempio il nuovo iPad 10,5) perché sarebbe stato del tutto identico a quello che già circola da qualche anno.
L’unica novità sarebbe potuta essere la nuova Magic Keyboard con tastierino numerico, che Apple però fornisce solo in configurazione su richiesta e nel modello a noi pervenuto non era presente: in dotazione abbiamo trovato la tradizionale e ben nota Magic Keyboard compatta. Identico dicevamo: iMac 27 2017 ha le stesse forme e lo stesso aspetto dei modelli precedenti, non fosse per un piccolissimo particolare nella parte posteriore, dove accanto al connettore Ethernet sono scomparse le due porte Thunderbolt 2 per lasciare posto a due più piccole Thunderbolt 3 con connettori USB-C.
Ed è proporio l’arrivo di Thunderbolt 3 una delle novità più importanti, perché dopo i MacBook e i MacBook Pro, anche l’offerta desktop iMac 27 2017 si allinea al nuovo standard, aumentando la velocità e la praticità, qui in modo anche più massiccio e conveniente, perché se da un lato la transizione da Thunderbolt 2 o USB-A a Thunderbolt 3/USB-C per il mondo dei portatili comporterà la noia di qualche adattatore (ma i vantaggi ci sono tutti) da portarsi in giro, su un computer desktop gli adattatori sono molto meno problematici e lasciano in pratica solo i vantaggi.
Diversamente da quanto fatto l’anno scorso con i MacBook Pro, però, in questo caso Apple è stata un po’ più morbida lasciando comunque vive le atre porte, ed ecco che infatti oltre alle due porte Thunderbolt 3 rimangono anche le classiche 4 porte USB-A 3.0, il connettore Ethernet Gigabit (in attesa di provare quello a 10 Gigabit nel nuovo iMac Pro di fine anno), lo slot SDXC e l’uscita jack per le cuffie. Le nuove porte Thunderbolt 3 offrono grandissime opportunità soprattutto per i professionisti: apertura totale al mondo dei dock esterni per quanto riguarda la connettività, capaci di offrire ulteriori porte USB-A, Thunderbolt 1 o 2, USB-C, DVI, VGA e audio digitale in e Out.
Non solo: nel corso del 2018 High Sierra implementerà il supporto agli acceleratori grafici esterni di terze parti, uno standard ereditato dal mondo dei videogiochi ma che ben presto sarà sfruttato soprattutto da chi utilizza in modo intenso 3D e VR, tecnologie che nel mondo Mac o non sono mai state approfondite molto, oppure non sono ancora arrivate del tutto (ma c’è da ben sperare nell’anno venturo, con questo nuovo hardware).
Questo significa che la nuova generazione di iMac 27 2017 invecchierà molto meno di quelle passate, per via di una espandibilità molto più ampia. Rispetto al Thunderbolt 1 e 2, infatti, per la terza generazione di questo standard Intel ha già in programma l’integrazione dei controller direttamente nei suoi chip e la riduzione a zero delle royalty richieste ai costruttori, il tutto in accordo con Apple. In questo modo Thunderbolt 3 godrà della massima diffusione non solo nei Mac ma anche nei PC Windows, a tutto vantaggio dell’ecosistema di periferiche esterne di terze parti: è lecito dunque attendersi dispositivi Thunderbolt 3 più economici, più numerosi e in grado di offrire prestazioni superiori, il doppio della velocità della generazione precedente.
Allo stesso tempo, la compatibilità con lo standard USB-C, di fatto un connettore che diventerà universale entro pochi anni (la spinta in questo senso soprattutto dalle aziende di terze parti, ultima in ordine di tempo è Western Digital) sia per le periferiche sia per gli smartphone (perlomeno per il mondo Android).
Abbiamo messo sotto torchio questo aspetto del nuovo iMac 27 2017 con l’unità di storage LaCie 6big Thunderbolt 3, equipaggiato con dischi Seagate IronWolf Enterprise in configurazione RAID: pur lasciando dettagli e tecnicismi alla recensione che arriverà a breve di questa periferica, abbiamo ottenuto valori di quasi 900 MB al secondo in scrittura e più di 1.000 MB in lettura, sbalorditivi per dischi meccanici, con trasferimenti di ingenti quantità di dati effettuati in poche decine di minuti.
Uno degli aspetti più belli di Thunderbolt 3, avvertito nell’iMac 27 più che nel MacBook Pro per via dell’utilizzo, è che il trasferimento dei dati, anche quando importante (abbiamo copiato 6 TB di dati da un disco USB 3.0 al disco LaCie) non disturbi affatto la gestione delle altre attività del Mac, incluso il Finder che tradizionale invece ha sempre sofferto molto i trasferimenti di dati pesanti.
Sia chiaro, la velocità di Thunderbolt 3 non interesserà tutti gli utenti, anzi, probabilmente una banda così grande sarà gradita a chi fa montaggio video in 4K o 8K, chi fa rendering e chi deve giocoforza passare enormi quantità di dati da un dispositivo all’altro (pensiamo ad esempio anche al nuovo NAS QNAP con Thunderbolt 3), per tutti gli altri utenti la connessione USB-C offre comunque vantaggi importanti a prezzi anche più contenuti e una scelta maggiore.
Ciononostante, la presenza di queste due porte apre a una serie di utilizzi molto vasta in ottica futura, e non solo per il passaggio dati: si pensi agli accelleratori grafici di cui sopra e una sempre più ampia opportunità di periferiche, oltre alla presenza di HUB che possano ampliare le porte dell’iMac ben più (e in modo meno costoso) di quanto possibile sino ad oggi con la sola porta Thunderbolt 2.
Miliardi di colori
Quello che non era apparso subito ma che è diventato chiaro con il tempo, mano a mano che procedevamo a installare software e App, lavorare con file di vario tipo, cercando di trovare i limiti della macchina, è l’utilizzo del nuovo schermo.
Rispetto alle precedenti generazioni, qui il salto è stato molto grande: il pannello del display offre caratteristiche simili rispetto al passato, con la stessa risoluzione 5K di 5.120 × 2.880 pixel (anche se il pannello Monitor ne fa usare sino a 3.200 x 1.800 pixel per il Finder e la massima risoluzione è abilitata solamente in alcune App o giochi) ma con una maggiore luminosità (sino a 500 nit) e il supporto sino a un miliardo di colori grazie alla gamma cromatica estesa P3, la stessa utilizzata negli iPad Pro.
Il risultato è senza dubbio d’impatto: chi scrive utilizza quotidianamente un iMac 27 Retina della generazione precedente e la differenza è visibile anche senza mettere i due Mac uno a fianco dell’altro. Restano però tutte le attenzioni del caso: lo spazio colore P3, molto usato nel settore cinematografico, è sostanzialmente una via di mezzo tra sRGB e Adobe RGB, i due standard più diffusi, ma quello che è più importante è che si tratta di un display lucido, per cui da usare con molta attenzione per gli impegni più avanzati come i ritocchi di colore o l’utilizzo del contrasto.
Resta comunque un eccellente display per tutti gli utilizzi, da quello più consumer (nei giochi è uno sballo) a quello più didattico (con l’utilizzo di App di base come Office, browser, email, design, impaginazione, disegno e anche la pittura digitale in certi ambiti), mentre come abbiamo detto per il professionista che fa del colore o del contrasto il suo pane quotidiano l’uso di questo display va parametrizzato su una compensazione, che il display offre ben oltre la capacità dei documenti veri e propri.
Per fortuna, come vedremo, le possibilità di espansione sono molto ampie e un iMac 27 oggi può pilotare sino a due monitor esterni con risoluzione 3.840 × 2.160 pixel (4K UHD) a 60Hz a un miliardo di colori oppure due monitor esterni con risoluzione 4.096 × 2.304 pixel (4K) a 60Hz e milioni di colori, una scelta onestamente più che sufficiente anche per il professionista più evoluto.
Ricordiamo che le porte Thunderbolt 3 funzionano anche come uscite DisplayPort, HDMI, DVI e VGA tramite adattatori (non inclusi).
La forma del potere
Le altre novità succose di questa nuova generazione di iMac sono l’adozione della nuova generazione di processori Intel Kaby Lake, con CPU che partono da dual-core 3,4 GHz a quad-core 3,8 GHz per i modelli i5 ma con, a richiesta su Apple Store online, possibilità di equipaggiare anche i più potenti Intel Core i7 quad-core a 3,6 GHz con Turbo Boost fino a 4,2 GHz.
Il modello da noi testato era la versione base, quindi con processore da Intel Core i5 quad core 3,4 GHz e 8 GB di memoria RAM, una quantità minima che consigliamo di aumentare a 16 GB (il modello top ne può ospitare 32 GB). In effetti qui però entra in gioco quella che è una impressione di chi scrive: benché la quantità di 8 GB sia perlopiù insufficiente in un flusso di lavoro grafico, fotografico o di montaggio video, durante i nostri test su immagini in Photoshop anche molto grandi, RAW in Lightroom e qualche prova di montaggio video 4K con DaVinci Resolve, la quantità di RAM ha dimostrato si i propri limiti, ma in forma minore di quanto ci si aspettasse.
Questo dato, ripetiamo frutto di un impressione perché sarebbe stato troppo complesso fare dei confronti foto a foto con un iMac più carrozzato, offre però uno sguardo a quella che è l’idea generale di una inaspettata freschezza.
Il passaggio all’architettura Kaby Lake è apparso, tanto quanto emerso nel test del MacBook Pro 2017, ben evidente tanto nelle operazioni più elementari, come l’anteprima di numerosi scatti in RAW all’interno di una cartella del Finder, la conversione di un video MKV in MP4, quanto in quelli più gravosi, per esempio il rendering a piena risoluzione degli stessi RAW in Lightroom, l’anteprima di un effetto in tempo reale su Resolve, il rendering di un gioco in tempo reale, e ci sarebbe piaciuto provare alcune tecnologie legate al VR, ma forse avremo modo più avanti.
A questo fa bella figura anche la nuova scheda video Radeon Pro 570 con 4GB di VRAM, un bel salto rispetto alla generazione precedente, e seppure non si tratti di un modello con caratteristiche top sul mercato, offre comunque un deciso passo in avanti, laddove Apple è sempre stata un po’ debole. Le prestazioni della scheda video si vedono molto nei render e nella gestione di alcune app, Resolve tra tutte, invece Lightroom mostra ancora qualche rallentamento nell’interfaccia, ma non può essere un limite del Mac o di macOS, dato che compiti ben più importanti sono svolti in modo trasparente.
Numericamente parlando, la differenza tra l’iMac 27 2017 nuovo (modello base) e quello della generazione precedente (modello intermedio a 3,2 GHz Intel Core i5, con il doppio di RAM e metà di VRAM) dal punto di vista della capacità di calcolo si attesta su un incremento che va dal 7 al 10% a seconda del parametro preso in considerazione, mentre sul versante grafico il miglioramento in termini di prestazioni risulta superiore del 30%. Ricordiamo che gli iMac fine 2015 utilizzavano il chip grafico Radeon M390, un comparto grafico inizialmente pensato per la mobilità, quindi con alcuni compromessi.
Per chi come noi utilizza giochi, seppure gli iMac 27 sono pensati per altro (ma non si vive di solo lavoro), la resa è straordinaria grazie allo schermo 5K (se il gioco è compatibile) e al comparto grafico. Complice gli ultimi aggiornamenti abbiamo provato Diablo III con il nuovo Negromante a piena risoluzione, mentre in contemporanea il Mac finiva di copiare i 6TB di dati sul disco Thunderbolt 3, senza che nessun frame si perdesse da qualche parte e anzi, godendo delle incredibili texture del gioco (in 4K, la resa in 5K è interpolata).
Professionale, in attesa di un iMac Pro ufficiale
Il giudizio su questo iMac 27 2017 non può che essere positivo. Anzi, più che positivo, perché dopo il cambio radicale nell’ambito portatile effettuato da Apple l’anno scorso, in questo caso abbiamo notato un upgrade più morbido, che mantiene le tradizionali e onnipresenti porte USB-A e un design ormai più che rodato, introducendo però l’innovazione Thunderbolt 3, che tante opportunità offrirà da qui ai prossimi anni, e migliorando praticamente tutto dentro a livelo hardware, dal processore alla scheda video e anche fuori, con il nuovo display.
Difficile qui trovare un difetto, se non nel fatto che nonostante tutto le porte di collegamento sono ancora tutte nella parte posteriore dello schermo (in effetti diversi HUB Thunderbolt 3 offrono una o più porte USB-A anteriori) e nel fatto che chi scrive avrebbe gradito un display anche più grande (e magari curvo) ma quest’ultimo è un desiderio personale.
Per il resto sembra davvero impossibile aspettarsi di più: la potenza è ben proporzionata all’utilizzo, considerato che all’orizzonte si intravede un iMac Pro destinato alla fascia più alta (rilascio previsto entro la fine di quest’anno), questo modello di iMac è capace di offrire una esperienza d’uso completa, efficiente e priva di compromessi, con un design impeccabile, anche se con espandibilità volta solo all’esterno.
Prezzo e disponibilità
I nuovi iMac sono disponibili da questa pagina di Apple Store online: il prezzo di listino del modello provato è di 2.199,00 euro.
[usrlist Design:4 Facilità-d’uso:4.5 Prestazioni:4.5 Qualità/Prezzo:4]
Pro:
- Thunderbolt 3 e USB-C sono una porta aperta al futuro
- Potenza di calcolo migliorata, perfetta per lavoro, professionisti e tempo libero
- Il display è eccellente nella resa dei colori e dei dettagli
Contro:
- l display lucido farà storcere il naso a qualche professionista
- Le porte rimangono solo sul retro