I giorni prima di Natale hanno portato un bel regalo agli appassionati di giochi: Limbo sul Mac App Store. L’evento è di assoluto rilievo perché siamo di fronte ad uno dei giochi più acclamati e premiati degli ultimi tempi, un piccolo capolavoro di minimalismo grafico finalizzato al racconto di una storia che è perfettamente coerente con l’estetica del titolo.
Limbo è un gioco a scorrimento laterale, rigorosamente i 2D bicolore, bianco e nero mitigato solo lievemente da qualche tonalità di grigio, costellato di puzzle che vedono protagonista un bambino alle prese con macchine e mostri decisi a farlo a pezzi, provocandogli una morte orribile ed esplicita. Nel suo viaggio in un universo ostile il bambino, con forza d’animo, si mette alla prova sfruttando meccanismi e piattaforme oltre che le peculiarità degli stessi nemici che incontra per passare da un livello all’altro. Ciascun elemento può essere a seconda delle scelte sfruttato a proprio favore o provocare il decesso, solitamente con smembramenti e schizzi di sangue (ovviamente in nero, vista la grafica), del protagonista. Nulla di nuovo sotto il profilo della meccanica, ma quel che ha portato Limbo al vertice dell’attenzione del pubblico di Xbox, Playstation e PC, è stata la capacità dei programmatori (la danese Playdead, homen nomen…) di integrare alla perfezione storia, grafica, ambientazioni, meccanica del gioco realizzando un prodotto che si potrebbe definire immersivo non fosse che questo termine solitamente si utilizza per giochi ben più complessi.
Limbo anche su Mac appare davvero un titolo da non perdere anche se, probabilmente, vista la storia, non per tutti, bambini o persone impressionabili che siano. La storia pur narrata semplicemente, con un canone stilistico che secondo qualcun ricorda l’espressionismo tedesco, è molto coinvolgente e l’intero impianto supera il puro aspetto ludico arrivando al confine della video art. Ma anche se si vuole superare l’aspetto estetico e guardare alla giocabilità, siamo di fronte ad un titolo di primo piano che sfida la mente in puzzle che in alcuni casi sono davvero molto ardui da decifrare (è praticamente impossibile risolverne uno senza morire almeno una volta) e spinge a provare e riprovare per il gusto di battere i cattivi ed aiutare il bambino che ci rappresenta a sopravvivere di livello in livello.