Ieri alla Casa Bianca si è svolta la riunione tra il Presidente Donald Trump e 18 CEO della Silicon Valley tra cui Amazon, Apple, IBM, Microsoft, Google e altri ancora. Nonostante le posizioni divergenti su varie questioni, Trump ha chiesto consulenza per capire in che modo sia possibile risparmiare aiutando le agenzie governative a sfruttare nuovi strumenti messi a disposizione dai big del mondo IT. Trump, ha promesso oltre mille miliardi di risparmi per i contribuenti nel prossimo decennio, puntando all’aggiornamento dell’ormai obsoleto sistema informatico statunitense e al miglioramento delle infrastrutture IT.
Il genero e consigliere Kushner ha spiegato che le agenzie federali sfruttano circa 6.100 data center, strutture che potrebbero essere consolidate e che i dieci sistemi informatici più vecchi hanno tra i 39 e i 56 anni. Ha inoltre riferito che in molte strutture si usano ancora vecchissimi sistemi operativi e che in alcuni casi al Pentagono si usano ancora i floppy disk.
Il Ceo di Apple, Tim Cook, all’inizio del meeting ha detto che «Gli USA dovrebbero avere il governo più moderno al mondo», affermando che il governo dovrebbe essere concentrato sui cittadini e che «I servizi del governo dovrebbero essere misurati in base a come i suoi cittadini ricevono i servizi». Cook ha anche ribadito per gli USA la necessità di insegnare la programmazione a scuola, elemento che a lungo termine permetterà di avere persone in grado di gestire le infrastrutture di domani.
Notevole l’assenza del CEO di Tesla Elon Musk, in precedenza l’ultimo rappresentante della Silicon Valley tra i consiglieri del presidente, che ha voltato le spalle a Trump dopo l’uscita degli USA dagli accordi di Parigi. La decisione di Trump sugli accordi di Parigi è ostacolata da tutta la Silicon Valley ma questo non è il solo tema fonte di tensione tra Casa Bianca e big dell’IT. Altri temi “caldi” riguardano questioni quali immigrazione, visti e rientro dei capitali. Secondo alcuni osservatori Trump mira ora ad ammorbidire i toni con i big della Silicon Valley per poi arrivare a un patto su diverse questioni, incluso il rientro di 560 miliardi di dollari che la Silicon Valley ha parcheggiato all’estero.