Si concretizza ancor di più la politica Trump per il controllo dell’immigrazione: per entrare in USA potrebbero servire adesso i dati dei social media degli ultimi 5 anni, e degli ultimi 15 anni se riguardanti informazioni biografiche. Le informazioni non sono obbligatorie e la loro richiesta non viene inoltrata a tutti i richiedenti un visto, ma il mancato inserimento dei dati quando necessari, potrebbe causare ritardi nella pratica, o addirittura il diniego del visto d’ingresso.
Annunciata qualche mese fa, la svolta prende piede con il rilascio dei nuovi questionari da compilare, nei quali vengono richiesti anche indirizzi e-mail, numeri di telefono, indirizzi precedenti, precedente occupazione e una lista dei propri viaggi. Un funzionario del Dipartimento di Stato ha dichiarato ai microfoni di Reuters che potranno anche essere ncessarie ulteriori informazioni per confermare identità o la propria “vita” su Internet che, secondo i funzionari USA, permetteranno di confermare l’identità, l’ideologia e smascherare profili di persone pericolose di coloro che intendono entrare in USA.
La nuova politica non è immune da critiche. Già numerosi avvocati, impegnati in materia di immigrazione, hanno additato la procedura come sbagliata: richiedere la storia dei 15 anni precedenti potrebbe causare errori, ed impedire a persone oneste di entrare nel paese.
Ad ogni modo, per i detrattori dell’amministrazione di Trump, c’è da ricordare che l’idea di richiedere i dati social non deriva totalmente da questa amministrazione: già nel giugno scorso il Department of Homeland Security aveva richiesto che i questionari fossero integrati con le informazioni dei social per coloro che richiedevano il visto di ingresso negli USA.