Toms’ hardware in edizione francese segnala la presenza di un “rootkit” (un software che controlla il sistema senza bisogno di autorizzazione da parte di utente o amministratore) in vari smartphone con Android. Il software in questione, denominato iQ Carrier è stato trovato in telefoni di Samsung, HTC, Nokia e alcuni BlackBerry e monitorizza, all’insaputa degli utenti, i problemi di connessione come ad esempio la caduta di linea. Il programma è in grado di registrare la posizione dell’utente (tramite il GPS integrato), i passaggi compiuti dall’utilizzatore, il tipo di dispositivo utilizzato, ecc. Fin qui nulla di strano se non fosse che i dati sono raccolti senza il consenso dell’utente e inviati a un portale accessibile dagli operatori di telefonia, legalizzando, di fatto, uno spyware e ponendo diverse questioni in termini di privacy. Dal punto di vista degli operatori, l’applicazione non fa niente di malevolo, ma è utile per determinare la causa di determinati malfunzionamenti della rete. Il problema è che, anche volendo, non è possibile rimuovere l’applicazione in questione essendo ben nascosta dagli operatori (l’unico escamotage sarebbe la modifica delle ROM dei dispositivi, un procedimento che invalida la garanzia). Poco chiaro è anche il motivo per il quale dispositivi “sbloccati” continuano a inviare dati, anche se non si è clienti di un particolare operatore: utilizzando alcuni modelli solo con il WiFi e senza SIM, questi continuavano a inviare dati ai carrier.
Il problema non è nuovo e tempo addietro anche i dispositivi con IOS di Apple, gli HTC di Android e nei TomTom sono stati individuati meccanismi che utilizzavano il GPS per alimentare i dati sul traffico. Per quanto concerne Apple, questa ha sempre affermato di non tracciare la localizzazione dell’iPhone, ma di registrare sul dispositivo la posizione degli utenti solo per fornire un migliore servizio. In seguito ad alcune polemiche, ad aprile di quest’anno Cupertino ha chiarito che la ragione per cui esiste il log di registro è «per mantenere un database degli hot spot e delle torri di telefonia per aiutare iPhone a calcolare rapidamente e accuratamente la sua posizione quando viene richiesta e offrirla, invece che in un tempo che si calcola i minuti, in qualche secondo. Questo calcolo è effettuato attingendo a un database di hot spot Wi-Fi e torri di comunicazione “popolati” da decine di milioni di iPhone che mandano la loro posizione geolocalizzata in forma anonima e criptata direttamente ad Apple».
[A cura di Mauro Notarianni]