Continua a dipanarsi e a presentare novità il caso che oppone Psystar ad Apple. Nella vicenda partita dal lancio da parte del produttore di PC di Miami di alcuni cloni Mac non autorizzati che hanno scatenato una azione legalre da parte di Cupertino, cominciano ad affacciarsi i primi manager della Mela, diversi dei quali, come abbiamo già detto, sono destinati a divenire protagonisti nel momento in cui partirà il processo vero e proprio.
Il dirigente di Apple ad avere dato un contributo, per ora in forma riservata in quello che potremmo definire il procedimento istruttorio, è Phil Schiller. Il capo del marketing è stato designato dalla Mela a portare un contributo per spiegare, dice Computerworld, “i danni sofferti da Apple quale risultato dei presunti atti illegali che Apple avanza come ragione dell’azione giudiziaria, e i danni che Apple potrebbe subire se questi atti continuassero, incluso, ma non limitatamente, al totale delle perdite totalizzate e il metodo per il calcolo del totale”. Psysar non sarebbe stata soddisfatta della deposizione avvenuta il 13 agosto (il manager sarebbe stato poco informato e svogliato) al punto da avere chiesto in un documento scritto inoltrato al giudice William Alsup che ha in esame il caso, di imporre a Schiller di prepararsi meglio e di ripresentarsi presso gli uffici dello studio legale che difende il produttore di cloni entro due settimane.
Ma se sulle testimonianze di Schiller, Psystar gioca in attacco, sullo scivoloso terreno delle prove che Apple vorrebbe usare per mettere all’angolo l’avversaria, la società della Florida è costretta ad un’affannosa difesa. Accusata da Cupertino di avere distrutto intenzionalmente alcuni documenti essenziali Psystar offre spiegazioni non troppo convincenti, affermando di avere “innocentemente mancato nell’adozione di misure atte a prevenire alcuni dati elettronici”. I file in questione sarebbero non solo alcuni messaggi email, ma anche estensioni che decriptano Mac Os X e il bootloader creato dall’hacker russo Netkas usato per i cosidetti Hackintosh.
Apple sospetta, secondo alcune fonti, la distruzione remota (ovvero sui computer dei clienti, probabilmente attraverso un aggiornamento software), dei file incriminati visto che si alcune macchine in possesso di Apple stessa (ed evidentemente “sterlizzati” e congelati) quei file ci sono.
Psystar da parte sua nega tutto, sostenendo di avere sì usato il codice di Netkas (che il passato aveva manifestato tutto il suo disappunto per questa iniziativa, arrivando a modificare la licenza d’uso dello stesso per impedirne lo sfruttamento commerciale) ma solo a scopo sperimentale. Se Apple ha trovato tracce di esso è solo perché la macchina che viene utilizzata per creare le macchine commerciali è la stessa che viene usata per fare esperimenti. “Psystar è una piccola realtà che non è in grado di affrontare i costi di macchinario e personale per isolare completamente i processi produttivi e prevenire simili errori”.
Psystar avrebbe poi ammesso di avere usato il bootloader “boot123” in una versione leggermente modificata e poi di avere creato da zero un suo bootloader. Psystar non è stata in grado di produrre neppure il suo particolare “boot123”, ma le righe di codice diverse rispetto alla versione originale sarebbero state solo 3.
La palla ora, in ogni caso, è nella mani di Apple che potrebbe chiedere al giudice di obbligare Psystare a produrre il codice mancante e nel caso non fosse in grado di farlo, potrebbe chiedere al giudice di far ammettere a Psystar di avere distrutto intenzionalmente il codice, un atto incredibilmente grave, sanzionato a livello federale, che potrebbe anche diventare ancora più grave visto che potrebbe cadere sulla testa del Ceo Rodolfo Pedraza anche l’accusa di falsa testimonianza, visto che il manager di Psystar aveva ammesso in alcune dichiarazioni che il codice esisteva. In aggiunta a questo su Psystar si allunga anche un’altra ombra: avere avanzato la richiesta di amministrazione controllata di cui abbiamo parlato in passato per rallentare l’azione giudiziaria, altro reato molto grave per la giustizia americana.
Apple a queste condizioni potrebbe addirittura, come nota Macobserver, ottenere un giudizio sommario a suo favore; ma anche la semplice perdita di fiducia da parte del giudice nei confronti di Psystar, cosa assai probabile se si verificasse che la distruzione dei documenti è avvenuta come parte di una scientifica politica di inquinamento delle prove, sarebbe più che sufficiente per spianare la strada al team legale di Cupertino in vista del processo che dovrebbe partire l’11 gennaio.