Più si avvicina il momento dell’annuncio del nuovo iPhone (che di per sé non è una novità, visto che avviene ogni anno da quasi dieci anni) più prende quota un’ipotesi. Che le regole siano fatte per essere violate, non per diventare dogmi insuperabili.
Cosa succederebbe se Apple cambiasse il modo di procedere, dopo che ha costruito una filosofia pragmatica dei lanci dei suoi prodotti? Pensiamo alla storia: prima un unicum, l’iPhone 2G. Poi sempre doppiette: iPhone X e l’anno dopo iPhone Xs. Con l’eccezione dell’anno scorso, che ha visto cambiare la numerazione ma non la sostanza: l’iPhone 7 è sostanzialmente un iPhone 6ss, la terza ìterazione dello stesso design (i miglioramenti interni di processori e componentistica sono evolutivi e avvengono anche da una versione X a quella Xs, non solo tra quelle di numero diverso).
Ebbene, cosa succederebbe se, come alcuni rumors fanno immaginare, Apple lanciasse non uno ma due “numeri” di telefono? Un iPhone 7s e accanto a questo un iPhone 8? L’azienda deve accelerare sulla innovazione, non deve perdere tempo nel produrre nuovi oggetti, ma ha anche spazio per continuare a iterare quel che sa già fare molto bene. L’iPhone 7s sarebbe la quarta versione della stessa idea di telefono, e si tratta di una idea vincente che ha creato sia nella versione normale che in quella plus un ciclo di proporzioni epiche.
Così, l’iPhone 8 sarebbe invece il futuro che, in piccola quantità e a prezzi piuttosto elevati deve essere anticipato: il telefono tutto schermo, compreso il difficile miracolo di integrare il sensore delle impronte digitali sotto lo schermo, e che aprirebbe la strada anche al redesign degli iPad e alla loro razionalizzazione come formati (uno “normale” ma molto più piccolo grazie alla mancanza dei bordi, e uno “grande” ma più portabile sempre grazie al design borderless) eliminando di fatto il mini e focalizzandosi su una dimensione Media e una Large (e non più Small, Large ed ExtraLarge).
Un cambiamento impossibile? Un eccesso di fantasia? Una mossa suicida? Apple cerca di non perdere di vista le cose importanti, crescere e tenere a bada gli avversari. Pensa “fuori dalla scatola” (automobili che si guidano da sole, piuttosto che fabbriche di memoria o produzione dei propri chip) in un’ottica di crescita e cambiamento che deve tenere assieme anche il resto, cioè l’identità, l’amore e la passione per i prodotti, la grandissima qualità sia di progettazione e design che di interazione e di realizzazione degli oggetti.
Cambiare il ritmo delle iterazioni dei suoi prodotti sarebbe una mossa importante per Apple perché tornerebbe ad essere aggressiva e non più difensiva: la scelta di quando far uscire i suoi prodotti e con quale ritmo segna il passo di tutto il mercato e permette di decidere quando innovare e quanto innovare. Apple adesso ha cominciato a parlare di più dei suoi piani futuri e, sebbene gli ingorghi di prodotti siano diventati la caratteristica di alcune linee (pensiamo soprattutto ai Mac, non più aggiornati regolarmente), dall’altro lato la capacità di esecuzione dell’azienda è diventata leggendaria. Adesso deve stabilire un passo capace di spaiare i giochi per la concorrenza, definendo lei quando è il momento di lanciare le novità. In un mercato sempre più affollato, soprattutto quello telefonico che in questo momento sembra essere il più ricco di tutti (ma sarà così ancora a lungo?) questo è molto importante.
Steve Jobs studiava a tavolino il momento del lancio dei prodotti assieme ai cicli di maturazione delle tecnologie e ai possibili sviluppi delle interfacce e dei modi di uso: erano più aspetti dello stesso oggetto multidimensionale, una specie di scacchi 3D che lui era bravissimo come stratega a giocare. Adesso occorre lo stesso coraggio e capacità di visione e “fine tuning” di meraviglia, innovazione, pragmatismo, esecuzione. Due modelli di generazioni diverse lanciati assieme potrebbero essere un segnale forte per il mercato e il modo per scompaginare i giochi della concorrenza. Chissà se i rumors sono veri.