La Commissione europea ha avviato tre inchieste separate per valutare la correttezza relativa ad alcune pratiche commerciali online, al fine di verificare se queste impediscano ai consumatori, in violazioni delle norme antitrust comunitarie, di beneficiare di scelte transfrontaliere consentendo l’acquisto di elettronica di consumo, video giochi e servizi di prenotazione alberghiera, a prezzi competitivi.
Le indagini mirano a contrastare questioni relative ai prezzi al dettaglio, discriminazioni che tengono conto del luogo in quale si trova l’utente e geoblocci che impediscono ai consumatori di acquistare beni di consumo e di accedere a contenuti digitali online nell’Unione europea. Le indagini della Commissione avrebbero appurato che l’uso di questi blocchi è una pratica diffusa in tutta l’UE, sia per i beni di consumo che per i contenuti digitali. Il 38% dei dettaglianti che vendono beni di consumo e il 68% dei fornitori di contenuti digitali hanno risposto di applicare i geoblocchi nei confronti dei consumatori che si trovano in altri Stati membri dell’UE. Si tratta di un fattore che incide sul commercio elettronico transfrontaliero. In alcuni casi i geoblocchi risultano associati ad accordi tra fornitori e distributori. Gli accordi di questo tipo possono limitare la concorrenza nel mercato unico e quindi violare le norme antitrust dell’UE.
La Commissione sta indagando in merito all’eventualità che Asus, Denon & Marantz, Philips e Pioneer, abbiano violato le norme europee sulla concorrenza, impedendo ai venditori online di fissare prezzi di loro iniziativa per prodotti legati all’elettronica di consumo ampiamente usati, quali apparecchi per uso domestico, notebook e prodotti Hi-Fi. L’impossibilità di applicare prezzi a proprio piacimento, sarebbe aggravata dall’uso di software che automaticamente livellavano i prezzi nell’UE in base a quelli dei principali competitor.
Per quanto riguarda il mondo dei videogame, la Commissione sta indagando per accordi bilaterali tra Valve Corporation, proprietaria della piattaforma Steam, e cinque publisher: Bandai Namco, Capcom, Focus Home, Koch Media e ZeniMax. Anche in questo caso si parla di geoblocchi, pratica che impedirebbe agli utenti di acquistare contenuti digitali in base al loro paese di residenza.
La terza indagine riguarda accordi relativi a sistemazioni in albergo tra grandi operatori europei da una parte (Kuoni, REWE, Thomas Cook, TUI) e gli hotel dall’altra (Meliá Hotels). Specifiche clausole potrebbero aver discriminato alcuni utenti in base alla loro nazionalità o paese di residenza impedendo loro di visualizzare la disponibilità o prenotare ai migliori prezzi possibili.