Il Parisien, un quotidiano francese, mette sulle spalle di uno smartphone, per la precisione un telefono Apple un responsabilità gravissima: avere determinato l’incendio che ha abbattuto l’Airbus A320 di Egyptair 804 caduto lo scorso 19 maggio nel Mediterraneo. Citando fonti anonime e in un contesto improbabile, che suscita, questo va detto fin da subito, ampi dubbi da parte di esperti, il giornale d’Oltralpe ipotizza che gli investigatori starebbero, in particolare esplorando l’ipotesi che un iPhone 6s o un iPad mini 4 sarebbero andati in fiamme per batterie surriscaldate dal sole nella cabina di volo, generando il disastro.
Gli investigatori, è la tesi del Parisien, si sarebbero concentrati su questo scenario dopo avere visto dai filmati ripresi dalla videocamere di sicurezza che Mohamed Ahmed Mamdouh, vice pilota del volo 804, depositare i dispositivi nei pressi del parabrezza del velivolo, accanto a bottiglie di profumo. Il surriscaldamento delle batterie provocato dall’esposizione al sole avrebbe causato delle fiamme e quindi l’incendio. Sarebbe proprio qui, infatti, che i sensori avrebbero individuato il primo allarme del sistema.
La teoria suggestiva e terribile nello stesso tempo, appare, come detto, del tutto improbabile a chi ha approfondite conoscenze in materia di volo. È il caso di David Learmount, esperto di sicurezza aerea che scrive per Flight Magazine, che ritene una falsa pista l’idea che possa essere accaduto qualche cosa del genere: «I piloti – dice Learmount a The Telegraph – non lasciano nulla sul cruscotto perché gli finirebbero addosso quando l’aereo decolla e potrebbe anche impicciare nei controlli del velivolo. In più un telefono che si incendia sul cruscotto sarebbe qualche cosa che non è possibile non notare e piloti avrebbero comunicato a qualcuno a terra quel che stava accadendo».
Ma oltre questo secondo Learmount, c’è un elemento tecnico che fa crollare del tutto l’ipotesi: «È vero che c’erano messaggi di surriscaldamento del finestrino, ma c’erano anche messaggi di allarme dalla toilette e dal sistema di avionica che si trova sotto il pavimento. Come è possibile che l’incendio si sia propagato istantaneamente dal cruscotto a queste altre parti dell’aereo? Non ha alcun senso».L’ipotesi più credibile è che il computer sia stato danneggiato dal fuoco e che ha iniziato a mandare allarmi incoerenti. «Questo era di fatto un urlo di aiuto che giungeva da sistema», dice Learmount
In effetti altri osservatori sottolineano che la ricostruzione del Parisien è inesatta e che non è stato un allarme alla finestra il primo rilevato. C’è stato prima un segnale di ghiaccio sulla parte rettilinea del parabrezza, oppure di un segnale di guasto elettronico. Poi c‘è stato un allarme dalla finestra scorrevole del copilota. Solo il terzo allarme viene dalla finestra dove sarebbero stati depositati iPhone e iPad.
Philippe Evan un pilota di Air France che guida quotidianamente un Airbus A320 come quello precipitato conferma la tesi di Learmount. «Il cruscotto – dice Evain a Europe 1 – non è un posto critico e spesso vengono depositati oggetti in quella posizione. Ma nel 99% dei casi se non vengono rimossi cadono per velocità e pendenza. Del resto se il telefono avesse preso fuoco prima avrebbe cominciato a fumare e l’istinto sarebbe stato quello di prenderlo e gettarlo alle spalle. Non vedo proprio come sia possibile che l’incidente sia stato determinato dal surriscaldamento della batteria».
Infine una fonte vicina alle indagini sottolinea che anche ammesso che l’incendio fosse divampato per le cause descritte, sarebbe stato davvero straordinario – si legge nel sito di Europe1.fr – riuscire a capire di che dispositivo si trattava». Gli “occhi di falco” avrebbero individuato che il Mamdouh usava un iPhone e un iPad mini 4 a partire dalle videocamere di sorveglianza, notoriamente non il top per la qualità dell’immagine, collocate a molti metri di distanza dal parabrezza e tutto questo di notte.
Smentite arrivano, infine da BEA, il Bureau d’Enquêtes et d’Analyses che si occupa degli incidenti che coinvolgono in qualche modo l’aviazione francese, spiega di «Non sapere da dove escono le voci» e aggiunge che in queste occasioni, quando c’è un sospetto di un problema che coinvolge un dispositivo che potrebbe aver causato un incidente, si consulta in primo luogo il produttore del dispositivo stesso ed Apple smentisce di essere stata contattata. «Nessuno ci ha consultato. Non abbiamo visto il rapporto – dice un portavoce di Cupertino – ma sappiamo che non c’è alcuna prova che l’evento sia connesso ad un prodotto Apple. Se gli investigatori volessero consultarci cercheremmo di dare loro tutto l’appoggio di cui siamo capaci. Testiamo in maniera molto rigorosa nostri dispositivi per assicurarci che soddisfino o superino gli standard di sicurezza internazionali»